The Newsroom 2: anche Aaron Sorkin mette in dubbio il tocco di Aaron Sorkin

Caro Aaron Sorkin, giovedì ho provato  a vedere in seconda serata su Rai 3 il primo episodio della stagione 2 di The Newsroom e mi sono addormentato dopo 15 minuti.

Ho provato a rivederlo su Rai Replay ma ho saltellato da un momento all’altro in cerca di qualche spunto interessante che potesse catturare il mio interesse ma niente da fare.

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The Newsroom: il tocco di Aaron Sorkin sul giornalismo non è migliore delle tante sceneggiature hollywoodiane già viste e riviste

Caro direttore di Rai 3 Andrea Vianello, dalla stanza delle notizie di RaiNews24 hai fatto una breve introduzione al primo episodio di The Newsroom, la serie tv sull’informazione ideata da Aaron Sorkin. Hai detto che, pur essendo solo un telefilm, aiuta a capire quanto sia importante l’indipendenza dell’informazione in una democrazia. Hollywood ha realizzato decine e decine di film sul giornalismo, sui suoi valori, sul suo potere, sul dietro le quinte della professione, su come nasce e si sviluppa una notizia. The Newsroom ha la presunzione di fare una sintesi di come funziona una rete all-news e il presuntuoso che ha avuto questa idea è Aaron Sorkin.

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Se questo è il Game of Thrones che deve essere sospeso

Caro direttore di Rai 4 Carlo Freccero, ci risiamo. La stessa associazione di telespettatori cattolici che un anno fa chiese di sospendere la messa in onda della serie spagnola Fisica o Chimica ora chiede alla Rai di sospendere la serie americana Il Trono di Spade (Game of Thrones). Secondo il presidente dell’associazione Aiart Luca Borgomeo: “Il programma è volgare, pornografico con insistite scene di violenza e di sesso, quasi gli autori fossero impegnati ad ottenere l’oscar della depravazione. E’ tollerabile che la Rai, servizio pubblico, alle 21 entri con un programma a luci rosse nelle case degli italiani? Si obietta che basta cambiare canale per non subire lo squallido programma: certo, ma perché in un Paese civile si deve sopportare l’incultura del servizio pubblico radiotelevisivo? La risposta amara è semplice: chi viola il buon senso e sperpera danaro pubblico è sicuro di non incorrere in sanzioni; chi dovrebbe erogarle è in tutte altre cose affaccendato!”.

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Manhunt il film documentario HBO sulla caccia ventennale a Bin Laden. David Letterman intervista l’ex agente Cia Nada Bakos. Quando si dice fare una domanda diretta: “Clinton ebbe queste informazioni ma le ignorò?”.

Caro David Letterman, al Late Show hai ospitato Nada Bakos una delle ex analiste e agenti CIA protagoniste del film-documentario Manhunt – The search for Bin Laden di Greg Barker realizzato per la rete televisiva americana HBO. Il film-documentario parla del lavoro di intelligence condotto dal gruppo di analiste e agenti soprannominato The Sisterhood (La Sorellanza) che sono state le prime (nel 1993 in occasione del primo attacco al World Trade Center) ad identificare il gruppo terroristico di Al Qaeda con a capo Osama Bin Laden. Manhunt, presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2013, racconta i venti anni di caccia a Bin Laden dal punto di vista di chi aveva lanciato l’allarme su un possibile 11 settembre molto prima che avvenisse. Il gruppo stilò rapporti scritti che non sono stati considerati come avrebbero dovuto.

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Lena Dunham, i 2 Golden Globes e l’onda di Girls da cui scendere prima possibile

Cara ideatrice, interprete e regista della serie Girls Lena Dunham, domenica notte hai portato a casa due prestigiosi riconoscimenti ai Golden Globes (Tv) 2013: Best Television Series Comedy or Musical e Best Performance by an Actress in a Television Series – Comedy or Musical. I premi si aggiungono alla popolarità raggiunta da te e dalla serie e sono la dimostrazione che il sogno americano continua ad avere esempi per alimentarne il mito. Il tuo successo viene raccontato soprattutto in questo senso: una ragazza con una infanzia difficile, sola, diversa (come ami orgogliosamente definirti), che ha fatto delle sue incertezze e paure un punto di forza e ha raggiunto l’apice del successo nel dorato mondo della “celluloide” televisiva. Ora viene il difficile e non mi riferisco al mantenimento del successo ma al mantenimento dell’immagine.

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Girls, dal sogno americano all’incubo americano

Cara ideatrice, interprete e regista del serial Girls Lena Dunham, per me il 1° episodio di una serie è molto importante. Se mi piace continuo a seguirla con continuità altrimenti la abbandono. Se per caso la incrocio nuovamente durante lo zapping, mi fermo a riguardarla ma difficilmente poi mi appassiono e do continuità alla visione al punto di aspettare il giorno della messa in onda (voi andate in onda su Mtv Italia canale 8 del digitale terrestre alle 23.10 del mercoledì, perché si parla molto di sesso e c’è qualche scena abbastanza esplicita). Le tue Girls sono figlie della crisi economica e vivono i loro vent’anni subendone le conseguenze più dure per delle ragazze sognatrici; nessuno spazio per sognare.

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L’attualità di The West Wing aspettando The Newsroom di Aaron Sorkin

Caro Aaron Sorkin, in Italia va ancora in onda The West Wing la serie da te ideata che racconta la vita e il lavoro dello staff del presidente degli Stati Uniti d’America. La trasmette Arturo (canale 221 digitale terrestre e Sky 138) in prima serata (questa estate ha ritrasmesso le prime serie in seconda serata). In questi giorni in cui la diplomazia Usa subisce gli attacchi dei fondamentalisti islamici che danno fuoco ad ambasciate e consolati in vari paesi del Medio Oriente, il confronto con le immagini dei tg rende ancora più verosimile la tua sceneggiatura di The West Wing. L’ala ovest della Casa Bianca da te raccontata non sembra essere tanto differente da quella in cui opera da quasi quattro anni il presidente Obama e il suo staff. Il tuo presidente democratico immaginario Bartlet (interpretato da Martin Sheen) è molto simile a Obama soprattutto nei difetti che gli attribuiscono i detrattori (come ad esempio lo scarso decisionismo). Continua a leggere