Celebrato il primo anno della guerra provocata dalla invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’informazione televisiva italiana è tornata a trattare questa notizia come una delle tante notizie che vengono date tutti i giorni.
Si dà conto del bombardamento del giorno, si fa uno speciale ogni tanto, si parla, non più di tanto, delle polemiche politiche interne sull’invio o meno di aiuti militari, si tiene viva la fiammella di una notizia alla quale nessuna testata sembra voler assegnare un ruolo preminente.
Simbolo del confine temporale dell’importanza data dall’informazione televisiva italiana al conflitto in Ucraina è stato il ciclo di 100 puntate quotidiane negli speciali pomeridiani di Enrico Mentana su La7.
La notizia è andata via via perdendo interesse ed è finita nelle retrovie gerarchiche di importanza introdotta dai conduttori in studio con la formuletta: “E veniamo ora alla guerra in Ucraina”.
Una notizia di cui parlare se i bombardamenti quotidiani causano vittime civili e se il presidente di un paese importante va a visitare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
La soluzione diplomatica al conflitto è lontanissima, è una guerra fatta di bombardamenti che distruggono città e uccidono civili, di guerriglia per la conquista del singolo avamposto.
I cittadini ucraini non vivono più una vita normale. Convivono con lo stato di guerra, con la paura dell’oggi e l’incertezza del domani.
Per l’informazione televisiva italiana, dopo quattordici mesi, l’Ucraina invasa dalla Russia è, di fatto, una notizia minore.
È la bruttezza della stampa, bellezza!