Una parola di troppo: la televisione vecchia bacucca

La televisione è un mass media vecchio, fatto da vecchi conduttori per telespettatori vecchi: è questa la prima cosa che ho pensato guardando “Una parola di troppo”, il “nuovo” game show condotto da Giancarlo Magalli nel pomeriggio di Rai 2.

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Citofonare Rai 2 con Simona Ventura e Paola Perego: l’ultima (si spera) invenzione del direttore Ludovico Di Meo

La direzione di Ludovico Di Meo è riuscita ad indebolire ulteriormente la già precaria situazione dell’offerta televisiva di Rai 2. Se si escludono i grandi eventi sportivi come l’olimpiade di Tokyo e gli europei di pallavolo femminile e maschile, la seconda rete Rai ha inanellato una sequenza di flop difficilmente ripetibile, unita alla produzione di programmi di cui non si sentiva il bisogno. A dicembre la direzione Di Meo finirà ma nel frattempo i programmi mediocri continuano. La domenica mattina va in onda Citofonare Rai 2, un programma che tra i tanti demeriti ha anche quello di proporre l’esperimento di co-conduzione di Simona Ventura e Paola Perego.

Il programma è talmente vecchio che io che ho 57 anni mi sento fuori target di una trentina di anni. Citofonare Rai 2 nelle intenzioni vorrebbe raccontare e accompagnare la domenica degli italiani. Sì, degli italiani ultraottantenni.

Non si contano i flop della Rai 2 di Ludovico Di Meo che continua inspiegabilmente a ricoprire il ruolo di direttore

Caro amministratore delegato Rai Fabrizio Salini, in una Italia che ad un anno dalla pandemia si ritrova di nuovo in lockdown per il periodo pasquale, la Rai dovrebbe essere un esempio di servizio pubblico che riesce ad interessare il maggior numero di telespettatori possibile.

Gli ascolti televisivi, in questo periodo storico unico, più che pensare al marketing devono essere letti come indicatori di gradimento e di interesse da parte dei telespettatori italiani. Un discorso che è obbligato ed obbligatorio per la Rai.

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La Rai farà tesoro del megaflop Magazzini Musicali?

Sperimentare nuovi format, meglio se ideati da una factory interna, da destinare al pubblico giovane che non guarda la tv, dovrebbe essere tra le priorità della Rai.
In quei casi, i risultati in termini di ascolto andrebbero valutati essenzialmente in funzione della identità e degli obiettivi a breve, medio e lungo periodo della rete che li ospita.

Ma c’è un ma. Se la rete che accoglie il programma sperimentale ha una identità Arlecchino che va dai tutorial di Detto Fatto a Tg2 Post, da I fatti vostri a La caserma, da Stasera tutto è possibile a 90° Minuto, allora qualsiasi calcolo preventivo è inutile perché il risultato non potrà che essere catastrofico. Se si volesse salvare l’idea di un programma come Magazzini Musicali in onda su Rai 2 nel daytime pomeridiano del sabato, si potrebbe giustificare così, l’ingiustificabile 1.1% e 1.2% di share che ha fatto nelle ultime due puntate. Ma sarebbe profondamente ingiusto nei confronti della nobile e poco attuata idea di sperimentazione televisiva. Sì perché l’impianto di Magazzini Musicali è tutto fuorché sperimentale, è, al contrario, un programma obsoleto e per questo chi ci ha investito ha fallito nell’obiettivo principale: riaprire uno spazio musicale nel pomeriggio del sabato di Rai 2 dopo che è stato di fatto annientato dalla nascita di Amici di Maria De Filippi nella versione talent musicale. Due micro interviste, due pezzi live, le classifiche dei più scaricati, le curiosità web: questo è un contenitore musicale moderno? Dov’è l’idea che mi dovrebbe inchiodare allo schermo tv, quando su Instagram i cantanti mi dicono di tutto e di più minuto per minuto? La televisione, e la Rai è LA TELEVISIONE, se vuole sopravvivere, deve saper reinventare i generi e proporne i protagonisti come non li vediamo sui social media, perché la televisione ha ancora un livello qualitativo, dal punto di vista produttivo e tecnico, in grado di sorprendere il telespettatore più esigente. E, ultimo ma non ultimo, puntare su conduttori in grado di arricchire le sorprese e renderle indimenticabili.

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I tweet di Caro Televip (con due tweet di risposta della conduttrice Melissa Greta Marchetto)

Onorevoli confessioni: su Rai 2 non c’è vita oltre la politica

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Onorevoli confessioni: su Rai 2 non c'è vita oltre la politica Caro direttore di Rai 2 Ludovico Di Meo, la tua Rai 2 ha trasmesso alcuni dei programmi televisivi più brutti del bruttissimo anno 2020. Tra questi, ultimo ma non ultimo, è arrivato Onorevoli Confessioni – C'è vita oltre la politica. Da abbonato Rai sono inorridito. Da blogger tv sono infastidito. In questo periodo storico, di tutto c'era bisogno meno che di questa smielata poltiglia sulla vita privata dei principali politici italiani. Il fatto che venga trasmesso in terza serata non rende la scelta meno grave. Siamo ad un livello di presentazione della vita privata dei politici che io considero al limite della più inaccettabile adulazione dei potenti. Stiamo vivendo un anno in stato di emergenza per la pandemia causata dal virus Covid-19 e la Rai su cosa investe? Sul racconto delle vite private dei politici in una atmosfera idilliaca? Stanotte, mentre guardavo Onorevoli Confessioni, ho provato le peggiori sensazioni, quelle che provo solo davanti ai programmi televisivi che ritengo disgustosi. A rendermi il format inguardabile, oltre che inaccettabile, contribuisce in maniera determinante lo stile di conduzione di Laura Tecce che è la cosa più distante da ciò che per me dovrebbe essere il giornalismo politico. Se c'e vita oltre la politica non è questo il programma e non è questa la conduttrice per raccontarla. #onorevoliconfessioni #lauratecce #rai2

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