Trump, Putin, i leader europei e gli show televisivi di metà agosto utili solo ai due autocrati.

Chi si è illuso che la baracconata messa in atto da Trump e Putin a Ferragosto potesse portare alla pace è peggio di Trump e Putin messi insieme. È stato solo uno show mediatico globale ad uso e consumo dei due autocrati.

I leader europei che qualche giorno dopo si sono recati a Washington hanno interpretato il ruolo delle comparse loro malgrado ma consapevoli del rischio. Pur di far vedere che hanno fatto qualcosa hanno accettato di farsi strumentalizzare da Trump.

Putin continua a bombardare massicciamente l’Ucraina uccidendo i civili. L’Europa minaccia altre sanzioni. Trump dice che Putin non vuole incontrare Zelensky.

È un circolo vizioso talmente evidente, e non da oggi, che dimostra ancora una volta quanto Putin voglia solo la guerra per soggiogare l’Ucraina e renderla un paese controllato dalla Russia. Trump invece si definisce da solo: Trump è Trump, purtroppo per il mondo.

L’Europa è inconcludente, incapace ed insignificante sotto tutti i punti di vista. È solo una fabbrica di leggi che costano tanti soldi e tante arrabbiature ai cittadini comunitari.
Nulla come l’immagine dei leader europei seduti come scolaretti davanti a Trump seduto alla scrivania dello Studio Ovale, mostra la volontà di Trump di trattare l’Unione Europea come una istituzione insignificante.

La pace non si fa sui tavoli e sui red carpet allestiti ad uso delle telecamere (con tanto di applauso di Trump a Putin).
La pace si fa sui tavoli della diplomazia, quella vera. È un processo lungo, complesso e, soprattutto, cercato e voluto.
Trump e Putin non vogliono fare diplomazia vera, vogliono fare quello che dicono loro e basta per il tornaconto personale.
Quello che volevano a Ferragosto era solo fare propaganda a loro stessi.

L’informazione televisiva ha fatto la cronaca dei due show pensati e scritti da Putin e Trump ad uso e consumo esclusivo di Putin e Trump.

E la pace è lontana.

Tutta l’Italia! Tutta l’Italia! Il Sanremo 2025 sovranista di Carlo Conti che di certo qualcuno in Rai ha pensato potesse piacere alla donna sòla al comando.

L’ ossessionante ripetizione dello slogan musicale di Gabry Ponte  “Tutta l’Italia! Tutta l’Italia!” è diventato il manifesto del Festival di Sanremo 2025 normalizzato da un Carlo Conti nazionale-democristiano-populista, oggi simbolo dei nostrani sovranisti canterini.

Sotto la sua ossessiva abbronzatura perenne, batte un cuore al ritmo di una marcetta che dice “Non deve succedere niente di pericolosamente anti-governativo”.

Sanremo 2025 resterà come una delle tappe più significative della carriera di Carlo Conti: un marchio che lo segnerà per sempre.

Solo una cosa poteva salvarlo da questo pessimo inciampo: la vittoria di Giorgia Todrani, la cantante.

Ma si sa: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.

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Serena Bortone, il “caso Scurati ed il romanzo della conduttrice uscito poche settimane prima del “caso”: tutti i post su X di Caro Televip

Caso “cancellazione a insaputa della conduttrice dell’ intervento di Antonio Scurati a #chesara”:  Serena Bortone, per coerenza con la sua denuncia, si dimette e lascia immediatamente la Rai e poi va sul Nove?

Cara Serena Bortone, la Rai ti cancella l’ospite Antonio Scurati a tua insaputa e senza spiegazioni (come scrivi in un tuo post) e tu non dici “Ciao! Ciao!” alla Rai, lasciandola immediatamente? #giornalismo

Caso “Scurati cancellato dalla Rai”: che spottone per Serena Bortone ed il suo #chesara

Caso “cancellazione a insaputa della conduttrice dell’intervento di Antonio Scurati a #chesara”: la Rai smentisce le voci di censura e afferma che lo stop è dovuto ad aspetti contrattuali ed economici da vagliare. 1/3
Il post social di Serena Bortone ha alimentato le polemiche anche politiche sul tema dell’intervento che Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere: il 25 aprile. La conduttrice non sapeva che avrebbe alzato un polverone? Ha fatto il bene della Rai? 2/3
Ha dimostrato di essere una giornalista libera? Ha dimostrato di essere una giornalista che combatte l’aria che tira in Rai? È la nuova eroina della informazione? Ha fatto una bella figura? No. Ha solo fatto una pessima pubblicità a Serena Bortone 3/3

Erigere Serena Bortone a martire contro l’Inquisizione mi sembra perdere di vista il problema principale: Serena Bortone non ha saputo difendere la sua indipendenza dalla burocrazia Rai con cui è stata motivata la decisione dello stop a Scurati #chesara

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Per la premier Giorgia Meloni non si deve giudicare la Rai solo sul parametro dell’audience. Una cuccagna per la concorrenza privata e per chi in Rai fa ascolti bassi e bassissimi.

Durante la conferenza stampa di fine anno fatta ad inizio anno (il 4 gennaio 2024), la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affermato: “Ho letto critiche sugli ascolti, ma la Rai fa servizio pubblico. Se pensiamo di giudicarla solo sul parametro dell’audience in rapporto alle tv private generaliste, perdiamo di vista l’idea di cosa debba fare la Rai”.

Saranno molti i dirigenti, i conduttori e gli autori felicissimi per questa dichiarazione della premier perché potranno continuare a realizzare i loro programmi facendo bassi e bassissimi ascolti.

Sarà felicissima la concorrenza che avrà una certezza da vendere agli inserzionisti pubblicitari, ovvero, potrà dire loro “contro questo programma vinciamo di sicuro, tanto la Rai non cambia la programmazione nonostante faccia ascolti bassi”.

Giorgia Meloni si è preparata bene perché sapeva che avrebbe dovuto rispondere sugli ascolti della Rai Tele-Meloni e quindi ha anche detto: “L’ultimo report è di settembre e il palinsesto estivo l’ha fatto la precedente governance. Quindi aspetterei i nuovi dati prima di giudicare”.

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Giorgia Meloni punta ad avere il 70% di posizioni Rai come ha fatto la sinistra: ha tutto il mio disprezzo.

Una presidente del Consiglio di destra che dichiara di voler riequilibrare la percentuale di posizioni in Rai che aveva la sinistra è come la sinistra. Giorgia Meloni si pone lo stesso obiettivo che hanno raggiunto i leader di sinistra negli anni in cui hanno governato: avere, possedere, controllare, il 70% di posizioni in Rai. È la dichiarazione più rilevante della conferenza stampa di fine anno che ha tenuto ad inizio anno. Uno dei suoi vanti è di non nascondersi mai.

Si vanta di metterci sempre la faccia. Stavolta l’ha messa sul possesso, di fatto, della Rai. Visto che lo hanno fatto gli altri lo vuole fare anche lei. Dice che la Rai, oggi, non è TeleMeloni ma punta a farla diventare al più presto TeleMeloni. E non fa nulla per nasconderlo perché è così che si dimostra di essere potenti. È così che I suoi uomini e donne in Rai saranno giustificati a mostrarsi potenti.

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Silvio Berlusconi non è più una notizia di attualità: il thread di Caro Televip

Si conclude la settimana in cui sono state celebrate a reti unificate la vita e la morte di Silvio Berlusconi l’imprenditore e politico fondatore delle reti Mediaset e del partito Forza Italia. Una apoteosi comunicativa a senso unico per esaltarne le virtù.

Per parlare dei difetti ci sarà tempo. Quando muore un uomo di potere del calibro di Silvio Berlusconi chi fa informazione mainstream nell’immediatezza si concentra sul farne un più che benevolo santino. E  Berlusconi avrebbe certamente apprezzato il suo.

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Ve lo ricordate il no al confronto TV tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta? Valeva solo per la televisione tradizionale e non per la televisione sul web: oggi è andato in onda su Corriere TV.

Ho assistito al confronto tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta su Corriere TV on line quello che secondo @AGCOMunica non si può fare su @RaiUno @RaiPortaaPorta e francamente non riesco a capire la differenza. Anzi, no. Una differenza c’è.

Si alimenta il digital divide. Chi ha il collegamento internet di alto livello e gli apparecchi per utilizzarlo ha potuto seguire in diretta il confronto. Chi non ce l’ha al massimo potrà seguire le selezioni fatte dalle redazioni di tg e programmi.

Due cose completamente diverse. La diretta offre pienamente il senso delle domande, delle risposte, delle repliche. Per chi si occupa di comunicazione è davvero inspiegabile che il confronto vietato per Rai 1 è stato consentito per Corriere TV.

Qualcuno di @AGCOMunica è in grado di spiegarlo? La legge prevede una differenza tra i confronti televisivi a due in onda sulla televisione e quelli sul web? Gli italiani che hanno potuto seguire in diretta il confronto sul web sono cittadini privilegiati?

Il confronto è stato molto interessante. I due leader hanno espresso le proprie posizioni in porzioni di tempo da 2 minuti e 30 per le risposte alle domande e di 1 minuto e 30 per le repliche. Ci sono stati anche significativi momenti di botta e risposta .

Perché il pubblico televisivo di Rai 1 non potrà seguire lo stesso confronto il 23 settembre? Perché quel confronto è contro la par condicio e quello di oggi sul sito web del Corriere della Sera no? C’è ancora spazio per vedere un Meloni-Letta su Rai 1?

L’Autorità @AGCOMunica rilascerà un comunicato stampa per spiegare perché il confronto a due tra Enrico Letta e Giorgia Meloni è stato possibile su una televisione web Corriere TV e non sarà possibile sulla televisione di stato Rai 1?

I leader politici in campagna elettorale scoprono TikTok ed il suo pubblico e ci giocheranno almeno fino al 25 settembre 2022

Con l’apertura degli account di Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, possiamo dire che gli utenti di TikTok hanno due motivi in più per preoccuparsi sulla tipologia di contenuti che d’ora in poi verranno caricati sulla piattaforma social cinese.

Silvio Berlusconi nel suo primo video su TikTok, oltre a sembrare il figlio Pier Silvio che faceva la comparsa a Drive-In, spiega perché ha sentito la necessità di fare propaganda elettorale sul social musicarello e ballerino:

“Su questa piattaforma voi ragazzi siete presenti in oltre 5 milioni e il 60% di voi ha meno di trent’anni. Soffro di un po’ d’invidia ma vi faccio ugualmente tanti complimenti”.

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Mezz’ora in più Speciale elettorale di Lucia Annunziata: c’era una volta, anzi c’è, la tribuna elettorale di Jader Jacobelli

Ieri la Rai ha trasmesso nel pomeriggio domenicale di Rai 3 la prima puntata di Mezz’ora in Più Speciale, in modalità “tribuna”, che a me sembra tanto la copia dei format Tribuna Elettorale e Tribuna Politica che andavano in onda negli anni ’60 sulla Rai in bianco e nero. Davvero poche le differenze, praticamente nessuna se pensiamo che sono passati sessanta anni.

C’è meno distanza tra i 4 politici ed i 4 giornalisti che sono seduti al tavolone simbolo del programma. La moderatrice-conduttrice è in posizione centrale a testimoniare la sua equidistanza. A fare da scenografia ci sono due tribunette che ospitano altri candidati della lista protagonista del blocco.

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Elezioni politiche 2022: AgCom dice no ad un unico “faccia a faccia” finale tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta su Rai 1. Ora tutte le emittenti televisive rientrano in gioco. Ma i leader politici quanti e quali confronti tv accetteranno?

AgCom (l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) nella riunione del 24 agosto 2022 si è pronunciata a sfavore di un unico confronto tv tra i due candidati principali alle elezioni perché “risulta non conforme ai principi di parità di trattamento e di imparzialità dell’informazione”.

Quindi, ad oggi, non si farà l’annunciato confronto 1 contro 1 tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta organizzato da Rai 1 e previsto per il 22 settembre 2022 (il post di CaroTelevip del 21 agosto 2022). Bruno Vespa, che avrebbe dovuto moderarlo e che lo aveva lanciato in pompa magna, si è detto dispiaciuto.

Lui che una settimana fa usciva trionfante dall’annuncio del sì di Letta e Meloni oggi non è lo sconfitto dopo il no dell’AgCom. Ha comunque visto confermata la sua (e di Rai 1) importanza e autorevolezza da parte dei due leader che dopo le elezioni guideranno una delle coalizioni che governerà il Paese.

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