Cara Megyn Kelly di Fox News, il candidato alle presidenziali Usa Donald Trump ha mantenuto la promessa di non presentarsi all’ultimo dibattito televisivo delle primarie repubblicane trasmesso ieri da Fox News.
Non ha partecipato perché tra gli intervistatori c’eri tu, la giornalista che durante il primo dibattito tv repubblicano del 6 agosto 2015 gli chiese conto delle aggettivazioni sessiste da lui usate:
“Lei ha chiamato le donne che non le piacciono.. maiali grassi, cagne, sciatte, animali disgustosi…”.
Trump si difese in diretta dicendo il nome della persona a cui si riferiva con quelle aggettivazioni e, soprattutto, affermando di essere stufo del politicamente corretto. Nei giorni seguenti la polemica si fece rovente e Trump rivolse una frase sessista anche nei tuoi confronti:
“Si poteva vedere che le usciva il sangue dagli occhi. Le usciva sangue ovunque…”.
La tua risposta di allora sembra uscita da The Newsroom di Aaron Sorkin (sia per l’approccio televisivo che per il contenuto):
“Mr. Trump was upset with a question I asked him at the debate last week about his electability. And specifically comments he has made in the past about women. A few words on that. Apparently, Mr. Trump thought the question I asked was unfair and felt I was attacking him. I felt he was asked a tough but fair question. We agreed to disagree. Mr. Trump did interviews over the week that attacked me personally. I’ve decided not to respond. Mr. Trump is an interesting man who has captured the attention of the electorate. That’s why he is leading in the polls. Trump who is the front-runner will not apologize and I certainly will not apologize for doing good journalism. So, I’ll continue doing my job without fear or favor” (da The Kelly File, Fox News 10/8/2015).
Cara Megyn Kelly di Fox News, mi sono appassionato al dibattito che è nato per questa assenza, annunciata ad uso e consumo dei media e della campagna elettorale di Trump. Si è dato più spazio al duello Donald Trump contro Fox News piuttosto che alla sfida tra lui e tutti gli altri candidati del suo partito. In questo senso la sfida l’ha vinta Trump perché ha annullato gli effetti del dibattito tv, si è parlato solo di lui e, soprattutto, ha evitato altri siluri sparati da te in un momento in cui i sondaggi lo danno in testa nella corsa repubblicana.
Una strategia che ha pagato a leggere i commenti su quanto è stato noioso e incocludente il dibattito senza Trump. Cara Megyn Kelly di Fox News, ho rivisto il dibattito di ieri e devo dire che mi sei piaciuta anche senza l’avversario più atteso, “Elephant is not in the room” hai ironizzato. Se è vero che i dibattiti elettorali americani per le tv sono uno show redditizio è anche vero che i telespettatori hanno la garanzia che farete le domande che devono essere fatte, come devono essere fatte (con te a condurre il dibattito di ieri c’erano Bret Baiere e Chris Wallace).
Il giornalismo americano è ancora un modello per chi lo vorrebbe davvero “cane da guardia del potere”; il “caso Obama-Lo Porto-Renzi” ne è l’esempio recente che ho apprezzato di più. Da telespettatore ed elettore italiano sono molto preoccupato invece per come il nostro giornalismo televisivo (ma non solo) sta raccontando la politica italiana ed in particolare le “imprese” del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Visto l’andazzo sarà molto difficile che avrò la soddisfazione di ascoltare qualche tuo collega italiano pronunciare la frase: “Renzi non chiederà scusa e io certamente non chiederò scusa di fare del buon giornalismo”. Cara Megyn Kelly di Fox News, sono convinto che il giornalismo americano sia migliore di quello italiano ma non sono convinto che i vostri politici siano migliori dei nostri: Donald Trump come possibile presidente degli Stati Uniti è la dimostrazione che House of Cards non ha ancora raccontato il peggio della politica americana.
Una risposta a "Aspettando una Megyn Kelly italiana che faccia infuriare Matteo Renzi, mi godo l’originale che ha fatto infuriare Donald Trump"