Cara Simona Ventura, ci sono due modi per commentare la prima puntata di Selfie, le cose cambiano (su Canale 5 il lunedì alle 21.30): cazzeggiando o parlandone seriamente. Vorrei tanto cazzeggiare ma proprio non posso.
Il tuo ritorno alla conduzione di un programma in prima serata su una rete importante non poteva avvenire con un programma più sbagliato.
Con la conduzione di Selfie hai portato un significativo contributo alla mia teoria sul tuo viale del tramonto lastricato di brutte intenzioni come partecipare all’Isola dei famosi come concorrente. Selfie è la “novità” televisiva più brutta di tutto il 2016. Un programma che nessuna conduttrice in cerca di rilancio dovrebbe sentire il bisogno di condurre. Tutto il brutto che avevamo già visto in programmi come Bisturi, nessuno è perfetto e Il brutto anatroccolo (su Italia1 di Mediaset) lo avete messo in Selfie, con la differenza che stavolta c’è il timbro della produzione di Maria De Filippi a rendere più grave il pessimo risultato finale. L’idea di risolvere in 5 minuti di tv i problemi fisici, psicologici o di semplice disagio di una serie di persone, una di seguito all’altra come in una catena di montaggio è, per la mia visione della tv e della vita, inaccettabile. E’ inaccettabile proporre ad un pubblico così vasto come quello di Canale 5 un programma tv in cui si risolvono dei problemi personali molto seri con la bacchetta magica televisiva. Problemi che hanno implicazioni psicologiche non indifferenti e che purtroppo sono molto comuni. Questo vuol dire che davanti allo schermo tv a vedere Selfie c’erano moltissime persone che vivono quelle stesse problematiche fisiche e psicologiche e che, se sono fortunate combattono “solo” una lotta interiore, se invece sono sfortunate, oltre alla lotta interiore hanno anche il problema di non poter sostenere le spese di cure e interventi chirurgici estetici. Si perché il piatto forte di Selfie è un tema televisivo già visto e che speravo proprio di non rivedere mai più in tv: la esaltazione degli interventi di chirurgia estetica. Una esaltazione tanto superficiale quanto televisivamente inguardabile sotto tutti i punti di vista. Un seno cadente, una pancia rovinata esteticamente da una gravidanza, una dentatura da squalo? Basta andare in tv nel programma Selfie e la produzione risolve il problema. Anche perché come hai detto tu: “Le persone che sono qui se lo meritano veramente di essere aiutate”. Cara Simona Ventura, invece chi sta a casa senza una lira in tasca deve morire di rabbia e di invidia davanti alla tv? A Selfie ci sono anche i casi comici. C’è “er cinese” ovvero un italiano stanco di essere scambiato per un cinese per il suo taglio degli occhi. Vestirlo da mandarino e metterlo in mezzo a dei cinesi per vedere se altri cinesi dicono che è cinese è stato divertente come una tristissima cena dar cinese sotto casa. Il ragazzo con il problema di un solo orecchio a sventola, presentato all’inizio come un caso di particolare intensità emotiva, alla fine è diventato una presa in giro generale con il protagonista che esce dallo studio indossando due orecchione a sventola finte. Il caso del marito ventottenne che rende il sonno impossibile alla moglie perché russa, è stato divertente come una supposta.
A rendere il tutto ancora più indigesto hanno contribuito i mentori e il ruolo a loro assegnato. Prima fanno una esterna in stile Maria De Filippi per parlare con il caso umano del suo problema, con un approccio così superficiale e senza alcuna competenza da farmi urlare “aridateme la Platinette di Bisturi!”. Poi fanno una videochiamata al caso umano nel momento in cui sta per entrare in sala operatoria. Infine stanno accanto al caso umano in studio nel momento della presentazione della trasformazione davanti allo specchio (Robertino il robottino è l’unico a cui non do responsabilità per questo programma inguardabile). Ad alzare il livello così basso, hanno contribuito “le liti” di Tina Cipollari con Gemma Galgani di Uomini e Donne Over e con Katia Ricciarelli che in stile Tina Cipollari ha lasciato lo studio per poi rientrare come una Tina Cipollari qualsiasi. In questa valle di lacrime, a strapparmi una bella risata di cuore è stato il mio lettore Paolo Comello che, al contrario di me, si è messo davanti alla tv con lo spirito giusto e su Twitter mi ha scritto: “Che coscia la Simo!” e poi ha confrontato il taglio del tuo abito con quello da “scandalo a Venezia” di Giulia Salemi, condannandoti con questa sentenza inappellabile “cara Simo bene ma non benissimo lo spacco!”. Inevitabile il mio ricorso all’ingrandimento fotografico.
Ecco, se mai mi dovesse venire in mente di farmi del male e vedere una delle prossime puntate di Selfie, dovrò farlo con il piglio dell’ironia sul cast e sui protagonisti tipo “er cinese” o “orecchio a sventola”. Un po’ come avviene con C’è posta per te di Maria De Filippi in cui, davanti ai problemi di incomunicabilità familiare, chi sta davanti alla tv ormai non pensa tanto a commuoversi quanto a massacrare il comportamento più smaccatamente colpevole. Cara Simona Ventura, forse ho sbagliato tutto io. Non avrei dovuto prendere sul serio un programma che si presentava come l’ennesima prova (dopo il Grande Fratello Vip) della voglia di Mediaset di far scendere Canale 5 verso il trash che più trash non si può. Selfie è un indesiderato ritorno al passato di una brutta tv che purtroppo abbiamo già visto sulle reti Mediaset. La televisione italiana per quanto brutta non merita di ospitare un programma così brutto. E, in generale, la tv non dovrebbe mai essere usata per proporre programmi brutti come Selfie, le cose cambiano: un programma che fa perdere la fiducia in chi fa la tv.
E’ imbarazzante il solo guardarlo il programma, una schifezza unica e non aggiungo altro.
In realtà penso che si dovrebbe prender il tutto senza ironia. Ma immaginando che sia un racconto cupo, tetro, pessimista e radicale, su quello che è un corpo estraneo con velleità di “specchio del paese”, non per i problemi dei singoli, ma proprio per la “venturite” di ritorno. Ilo chiasso, la superficialità totale, fan ben comprendere che il problema italico non è tanto il radical chic, quanto il cafonal sopratutto quando è sul viale del tramonto, riciclato, insensato. Mentre la De Filippi con un cinismo anche “intelligente” a mio avviso sfrutta certe bassezze, ma non le sostiene più di tanto, quei e quelle conduttori/trici che dello stile cafone hanno fatto l’unica bandiera sono destinati/e a ripetere uno stile tanto scontato quanto tristissimo.
Bravo Akio! Con post come questo capisco perchè ti seguo: sei bravissimo!!!!!!!!!!!! Meriteresti più spazio anche in tv!
e ti chiedo: perchè secondo te la Ventura ha scelto di tornare con un programma tanto orrido?
Munnezza DOC.
C-anale cinque: munnezza al massimo o grado. AMEN.