Doc Matteo, pardon, Doc nelle tue mani: la solita fiction all’italiana. Che delusione dopo un inizio molto promettente.

Sono tra quelli che hanno seguito la prima messa in onda di Doc nelle tue mani (ad aprile in pieno lockdown 1) con interesse e soddisfazione al punto che mi sono lamentato con il direttore di Rai 1 perché non ha aspettato l’autunno per trasmettere tutte le puntate insieme.

C’ero rimasto male per la fine “monca” dovuta alla interruzione delle riprese per l’emergenza Covid-19. Eppure, con il massimo entusiasmo e tutte le aspettative possibili ho visto il primo ed il secondo episodio della nuova programmazione autunnale. Sarà che l’effetto novità era svanito, sarà che sono evidenti i limiti delle inquadrature, delle sequenze e dei movimenti degli attori dovuti ai protocolli anti-Covid, ma mi sono ritrovato davanti ad una fiction italiana vecchio stile in cui mi è impossibile distinguere il medico interpretato da Luca Argentero dal prete interpretato da Terence Hill. Il produttore della fiction è lo stesso e Don Matteo è stato presente nell’anteprima della prima puntata ma non per questo Doc nelle tue mani doveva diventarne una specie di spin-off. Argentero-DOC, con la sola imposizione del pensiero capisce dal dettaglio più insignificante le malattie più complesse di cui soffrono i malati protagonisti dei singoli episodi. Roba che in confronto Dr. House è un portantino. E tutti gli altri personaggi pronti a dire “DOC avevi ragione tu”, dopo averne dubitato. Per non parlare della storia personale di DOC che si è trasformata in una banale soap opera che inizia e finisce con il sorriso ostentato di Luca Argentero manco fosse Julia Roberts. DOC nelle tue mani per Rai 1 è il successo dell’anno con il 30% di share. Per me è la delusione dell’anno con il 100% di abbandono.

Pubblicità