Il successo di Pio e Amedeo in prima serata, ovvero, lo stato infelicissimo della televisione italiana

Felicissima Sera con Pio e Amedeo in prima serata su Canale 5 per tre venerdì è stato un successo di ascolti: 20.1%-21.1%-22.5% di share (con una media di 4 milioni di telespettatori a puntata). Una buona (?) parte dei critici professionisti li ha esaltati. Siamo di fronte al più classico esempio di televisione agonizzante nei contenuti gestiti da conduttori-comici, che qualcuno ha l’ardire di definire “irriverenti”.

Pio e Amedeo sono l’espressione peggiore della volgarità televisiva ostentata, arrogante, ignorante. Guardarli ed ascoltarli vuol dire accondiscendere ad un modello di comunicazione che vuole imporre una ingiustificata e reiterata volgarità espressiva. La maleducazione come tema ineluttabile. Le parolacce come lessico caratterizzante. Il pensiero inqualificabile spacciato per dominante. Ma ciò che rende Pio e Amedeo quanto di peggio si possa trasmettere in tv in prima serata è che qua e là nel programma piazzano momenti di “buonismo” e di “serietà” mostrando dei filmati per giustificare la loro “scorrettezza”, dandole come “valore e significato” quello di essere uno strumento per far riflettere sulle ipocrisie ed i comportamenti di una società che loro hanno la presunzione di far finta di rapprentare. Pio e Amedeo, per giustificare il loro modo di essere in televisione, dicono: “Siamo in Italia!”. E questa è la loro battuta più infelice ed inaccettabile. Dovrebbero solo dire: “Siamo Pio e Amedeo”. I due rappresentanti simbolo dello stato di incoscienza della televisione italiana. Quanto è infelice una così tanto sguaiata felicità.

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