Pier Silvio Berlusconi: “Qui siamo e qui rimaniamo!”. Ok, però mi potresti evitare le prime serate con Gf Vip, Selfie, House Party e Isola dei famosi?

Caro vice presidente e amministratore delegato Mediaset Pier Silvio Berlusconi, non c’è un solo programma di Rete 4, Italia 1 e Canale 5 che mi vede tra i suoi affezionati telespettatori. La mia anima di blogger tv ogni tanto prende coraggio e si imbarca nella visione estemporanea di qualche “novità” per fare due tweet e un post per poi fuggire alla velocità della luce verso altre offerte televisive a me più gradite.

La presenza massiccia in palinsesto delle trasmissioni con Barbara D’Urso e Maria De Filippi mi allontana ogni giorno sempre di più da Canale 5. Su Rete 4 ogni tanto guardo un film. Italia 1 non la seguo mai, tranne in caso di eventi come Elisa On che ho molto gradito, cosa che mi accade rarissimamente con le reti Mediaset.

Lunedì prossimo tornerà su Canale 5 l’Isola dei famosi nel segno della continuità trash con il Grande Fratello Vip. Il trash ormai è un vero e proprio marchio di fabbrica per le prime serate della vostra rete ammiraglia come dimostrano anche Selfie, le cose cambiano con Simona Ventura e House Party con Maria De Filippi. Anche quando siete convinti di fare un programma di intrattenimento leggero un po’ più elevato, sbattete contro il muro della personalizzazione sfrenata e incontinente di Paolo Bonolis che ha condotto Music come se fosse la sua personale raccolta delle figurine da appiccicare sul suo album dei ricordi professionali. Caro vice presidente e amministratore delegato Mediaset Pier Silvio Berlusconi, è chiaro che a me della fine che farà Mediaset non me ne po’ importare di meno. Alla vigilia di Natale non ho provato un sentimento di solidarietà per il tuo accorato discorso di contrattacco che hai fatto ai tuoi manager per rassicurarli sulla scalata azionaria in atto da parte del gruppo Vivendi:

“Io posso dirvi tre cose che sono tre cose sicure. La prima: tutti noi dobbiamo essere veramente orgogliosi perché in questa guerra almeno è chiaro e definito in maniera assoluta che con il nostro lavoro abbiamo creato un grandissimo valore. Oggi quella che si definisce la più grande media company d’Europa, è un’azienda con tanta tanta cassa ma in crisi di strategie, ha individuato in Mediaset come la migliore strada di sviluppo. Quindi, nel male, ma oggi dobbiamo comunque essere orgogliosi. La seconda cosa. Qua ovviamente parlo con il cuore. Io, mio padre e tutta la mia famiglia abbiamo la volontà assoluta di difendere la nostra azienda, in ogni modo (ndr. lungo applauso). Grazie, grazie davvero. Ecco, difenderemo la nostra azienda e badate bene anche questo è un passaggio che secondo me dovete sapere. Purtroppo non è solo una questione economica. Se così fosse, diciamolo, il nostro azionista è solido finanziariamente. E’ probabile che questa disputa sarebbe già finita. Qui la questione è legata ad assurdi tecnicismi che ci impediscono di investire ancora di più nella nostra azienda. Di regole discutibili che Vivendi sta strumentalizzando contro di noi. E infine la terza cosa di cui sono sicuro e che è il vero e unico messaggio che stasera voglio trasmettervi. Io, noi, tutti noi, non molliamo. Qui siamo e qui rimaniamo. Qui siamo! E qui rimaniamo! Qui siamo! E qui rimaniamo! Grazie! (ndr. applausi scroscianti)”. (Dal video pubblicato da repubblica.it – Repubblica TV il 21/12/16, articolo a firma Aldo Fontanarosa).

Caro vice presidente e amministratore delegato Mediaset Pier Silvio Berlusconi, non ti nascondo che quando vedo i pomeriggi feriali e domenicali di Barbara D’Urso, tutte le trasmissioni della De Filippi e quelle prime serate trash su Canale 5, mi viene voglia di fare il tifo per la scalata del gruppo Vivendi nella speranza che un nuovo assetto azionario possa portare anche un cambiamento nelle offerte televisive del gruppo Mediaset. In me c’è qualcosa che viene prima dell’orgoglio nazionale di difendere l’italianità di una azienda. L’orgoglio di un telespettatore che ha una altissima considerazione del valore del mezzo televisivo e che vorrebbe che una azienda televisiva italiana proponesse al suo pubblico programmi all’altezza della italianità più bella e non una corsa senza fine al ribasso dei contenuti.

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