Squadra mobile, la fiction fatta con lo stampino Tao Due: vista una (se ce la fai) le hai viste tutte

Caro produttore e soggettista di serie tv Pietro Valsecchi, tra i misteri di cui non mi interessa venire a capo c’è il successo decennale delle tue fiction poliziesche di cui la più rappresentativa è stata Distretto di polizia di cui sei riuscito a girare ben 11 stagioni trasmesse da Canale 5 e dalle altre reti Mediaset in replica fino alla fine dei tempi.

Ogni minuto che va in onda di una tua fiction poliziesca, negli Stati Uniti uno sceneggiatore di fiction poliziesche festeggia perché sa che in Italia tu continui ad avere successo con le tue serie fatte con lo stampino e anche la più piccola idea che verrà dagli Usa sembrerà fantastica al pubblico più esigente.

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Che sia il momento d’oro di Carlo Conti lo dimostra il quasi 20% di share di un programmino come Si può fare

Caro Carlo Conti, gli ascolti della prima puntata di Si può fare (su Rai 1 il venerdì alle 21.15) confermano che non sei un Enrico Brignano o un Flavio Insinna. Loro con due programmi senza idee e senza cast come Il meglio d’Italia e La pista hanno faticato a raggiungere il 13% di share tu con un programma senza idee e senza cast come Si può fare hai sfiorato il 20% di share. Un grande successo, secondo i parametri del direttore di Rai 1 Giancarlo Leone che definisce un successo un programma che raggiunge il 18% di share in prima serata. Si può fare è un format israeliano che però, hai spiegato, avete adattato alle esigenze del pubblico italiano aggiungendo la gara e i giudici. Ma non è certo per questo lifting all’acqua di rose che un programma così scialbo ha sfiorato il 20% di share.

Il merito è tutto tuo a cominciare dalla scelta dei giudici: c’è il tuo sapiente tocco nella scelta di Pippo Baudo e Amanda Lear.

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