Che sia il momento d’oro di Carlo Conti lo dimostra il quasi 20% di share di un programmino come Si può fare

Caro Carlo Conti, gli ascolti della prima puntata di Si può fare (su Rai 1 il venerdì alle 21.15) confermano che non sei un Enrico Brignano o un Flavio Insinna. Loro con due programmi senza idee e senza cast come Il meglio d’Italia e La pista hanno faticato a raggiungere il 13% di share tu con un programma senza idee e senza cast come Si può fare hai sfiorato il 20% di share. Un grande successo, secondo i parametri del direttore di Rai 1 Giancarlo Leone che definisce un successo un programma che raggiunge il 18% di share in prima serata. Si può fare è un format israeliano che però, hai spiegato, avete adattato alle esigenze del pubblico italiano aggiungendo la gara e i giudici. Ma non è certo per questo lifting all’acqua di rose che un programma così scialbo ha sfiorato il 20% di share.

Il merito è tutto tuo a cominciare dalla scelta dei giudici: c’è il tuo sapiente tocco nella scelta di Pippo Baudo e Amanda Lear.


Scegliendo Baudo hai dato una vera e propria prova di forza, rischiando di vivere gli incubi che Paolo Bonolis ha fatto vivere a Teo Mammucari nel programma estivo Jump di Canale 5. Nella prima puntata lo hai controllato con facilità, anche perché ormai ha gli stessi ritmi televisivi di Maurizio Costanzo ma, soprattutto, perché il direttore Leone gli ha promesso di farlo tornare su Rai 1 e quindi si è votato al profilo basso nonostante sieda al fianco di Amanda Lear. Già, Amanda Lear, è sempre lei ed ha aspettato una ventina minuti di trasmissione prima di sfoderare la solita serie di doppi sensi che sfodera da una vita televisiva. In te ha trovato una sponda perfetta che in alcuni casi ha perfino rilanciato e amplificato il doppio senso, a ulteriore dimostrazione che l’hai fortemente voluta tu in trasmissione. Caro Carlo Conti, Si può fare è un programma televisivo come tanti altri che si ispirano ai giochi in piazza della festa del santo patrono con l’albero della cuccagna, la corsa nei sacchi e la rottura delle pignatte. I duelli tra i televip di Si può fare sono appassionanti come una partita di Trivial di cui già conosci tutte le domande e le risposte. Il cast è debolissimo. Il fatto che siano state le due ex veline Maddalena Corvaglia e Federica Nargi a giocarsi la vittoria nello scontro finale della prima puntata, la dice lunga sulla forza del cast. Senza contare che le prove in cui si sono esibite sono state le uniche in cui si doveva dimostrare una abilità atletica che loro due sono le uniche ad avere. Nel caso della Corvaglia anche la regia di Pagnussat ha dormito sonni tranquilli limitandosi a fare riprese in campo medio, lungo e lunghissimo, intramezzate da piani di ascolto troppo lunghi dei giudici, anziché usare l’inquadratura “a piombo” dall’alto che avrebbe enfatizzato la prova ai nastri mobili. Inquadratura che è stata usata invece per l’esibizione della Nargi con i pattini in pedana e infatti la prova si è vista molto meglio. Che dire della moscia esibizione di Sergio Muniz all’ukulele contrapposto ad un Marco Columbro che ha provato a prendersi in giro senza riuscirci. Non meno spenta è stata la esibizione del duo Lo Cicero- Ossini ai quali sarebbe bastato muoversi buffamente all’interno dei palloni gonfiabili per fare un minimo di show; ma lo show non fa per loro. Il balletto bollywoodiano Friscia-Proia sembrava uscito dal programma di un villaggio turistico degli anni ’80 eseguito dagli ospiti più goffi del villaggio. Il duo di bionde Spaak-Hessler ha provato a manipolare una via di mezzo tra un bastone e un boomerang, un numero giustamente stroncato e ridicolizzato dal commento di Amanda Lear. Ultimo ma non ultimo, nel cast brilla per la sua evanescenza televisiva il nuotatore meno espansivo della storia, Luca Marin, che evidentemente viene ritenuto televisivo per i suoi trascorsi in qualità di fidanzato di Federica Pellegrini. Caro Carlo Conti, eppure, nonostante un cast debolissimo e un format da sagra paesana, Si può fare ha portato a Rai1 quasi il 20% di share nella prima serata del venerdì che è una delle più difficili, se non la più difficile in quanto a frammentazione (Il tempo e il coraggio ha fatto quasi il 15% di share, Crozza il 9%, Colorado quasi il 9%, Quarto grado il 7%, Sfide il 4.7%). Con molta onestà, hai dichiarato che al buon risultato ha contribuito anche la scelta di contenere la durata del programma. Ma la verità è una sola: è il tuo momento d’oro e tutto quello che tocchi, al pubblico di Rai 1 piace. E di questi tempi, televisivi, non mi pare poco.

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2 risposte a "Che sia il momento d’oro di Carlo Conti lo dimostra il quasi 20% di share di un programmino come Si può fare"

  1. viga1976 5 Maggio 2014 / 16:01

    te pensa che buona parte dei televip da te nominati,manco li conosco! Che me so perso!

    • akio 6 Maggio 2014 / 07:56

      E’ la nuova Rai1 nazional-impopolare!

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