Ho imparato a non fidarmi delle mie prime impressioni sulle serie originali Netflix. Troppe volte delle serie che promettevano benissimo mi hanno deluso: due su tutte Tredici (la finirò ma non smanio di farlo) Stranger Things (interrotta e non la finirò). Gypsy prometteva scintille ma poi si è rivelata una fiammella fioca. La storia principale ha tentato il decollo senza riuscirci e si è arenata in una estenuante ricerca del brivido soft-core senza mai raggiungerlo.
La ottima interpretazione di Naomi Watts alla fine si è spenta, sacrificata dalla ripetitività del personaggio e dalla inconsistenza della sceneggiatura. I 10 episodi della stagione 1 hanno il solo scopo di aprire tante situazioni, troppe, senza dare una sola soluzione e rimandando tutto lo sviluppo concreto alle prossime stagioni. Solo una svolta psico-thriller avrebbe potuto dare una scossa alla stagione 1. C’è un accenno psico-thriller ma arriva troppo tardi ed è un accenno, appunto. Unica perla la cover di Don’t Let Me Be Misunderstood eseguita da Cyndi Lauper che chiude l’episodio 4. Un po’ poco per essere considerata una serie top.