La televisione italiana e il peccato di tutti i peccati della Chiesa

La televisione italiana parla pochissimo e raramente della pedofilia nella Chiesa e degli abusi sessuali commessi da sacerdoti. La televisione italiana parla ancora di meno di chi nella Chiesa avrebbe coperto tanti casi del genere in tanti anni, anche recenti.

Il quotidiano La Verità ha pubblicato il 26 agosto 2018, un memoriale di 11 pagine di Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti ed ex segretario del Governatorato, che accusa la Chiesa di aver ignorato le accuse documentate contro il cardinale Theodore McCarrick.

La dirompenza del memoriale è data dal fatto che Viganò afferma di aver messo a conoscenza Papa Francesco, durante una udienza privata del 23 giugno 2013, riguardo al “dossier McCarrick”. Papa Francesco ha risposto indirettamente alle accuse di Viganò: “Con le persone che non hanno buona volontà, con le persone che cercano soltanto lo scandalo, che cercano soltanto la divisione, che cercano soltanto la distruzione, anche nelle famiglie: silenzio. E preghiera”. La televisione italiana sembra aver preso alla lettera l’invito del papa, almeno per quanto concerne il silenzio. Al di là di pochi e scarni servizi nei telegiornali dei giorni in cui “il caso Viganò” è esploso, non registro alcuna trasmissione di approfondimento giornalistico che ha affrontato questo caso di cui si sono occupate e continuano ad occuparsi le redazioni giornalistiche e le tv di tutto il mondo, quelle degli Stati Uniti in testa. La televisione italiana parla tantissimo della Chiesa ma non dei suoi difetti, figuriamoci se parla del peccato di tutti i peccati, ovvero, dei silenzi delle più alte gerarchie della Chiesa sui tantissimi abusi sessuali perpetrati da sacerdoti. Qui il problema non è mettere sotto accusa la Chiesa e il papa, qui il problema è che le emittenti televisive pubbliche e private di uno stato laico, non possono non informare il pubblico con programmi di approfondimento su tematiche così importanti. Il silenzio attuato da Papa Francesco non può essere la linea editoriale da seguire per chi fa informazione. In questa Italia del “Governo del cambiamento”, in cui non cambia nulla, perché dovrebbe cambiare il modo in cui la televisione italiana, dal 1954, racconta la Chiesa?

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