Anno dopo anno tutte le emittenti televisive italiane riescono a superarsi offrendo programmazioni estive peggiori delle precedenti. Sembra impossibile ma ci riescono. L’estate 2017 ha visto “trionfare” negli ascolti (stabilmente al 20% di share) e nel gradimento (dal mio personalissimo carrellino twitter), il programma di montaggio Teche Teche Tè fatto con gli spezzoni televisivi tratti dalle Teche Rai. Un programma che, nonostante la formula vintage, ha saputo rinnovarsi nella scelta delle tematiche e ha ampliato il numero dei protagonisti. Uno dei pregi principali è che ci mostra in modo evidentissimo come, in alcuni casi, il livello artistico dei programmi di intrattenimento leggero della Rai abbia avuto una involuzione sia nella costruzione degli show che nella qualità di interpreti e autori.
Per il resto, non c’è stato un solo programma tv degno di essere definito come “rivelazione” dell’estate 2017.
I pochissimi programmi “pensati” per i palinsesti estivi come Temptation Island, Quark, Voyager, hanno riproposto loro stessi sembrando delle repliche. Sulle versioni estive di Uno Mattina e Vita in diretta e sulla novità assoluta Quelle brave ragazze, meglio stendere un velo impietoso. In mezzo ad un mare di repliche di fiction e serie tv ha brillato solo la prima visione in chiaro di Shades of blue su Canale 5, un punto a favore di Mediaset rispetto ad una Rai che su Rai 1 ha puntato sulla serie tv spagnola L’Ambasciata, roba che in confronto Il maresciallo Rocca in replica su Rai Premium è stata una boccata d’ossigeno. Non mi rassegnerò mai all’idea che i dirigenti tv non sappiano e non vogliano sfruttare i 3 mesi estivi per sperimentare nuove idee e provare a scoprire e lanciare nuovi personaggi tv. Se lo facessero, sono convinto che anche i responsabili del marketing rinuncerebbero al letargo estivo per investire nei progetti tv estivi.
STRAFOTTENZA RAI OLTRE OGNI LIMITE
Con Teche-teche-te, ci mostrano lo schifo dei programmi televisivi a partire dagli anni Sessanta con pseudo-cantanti, pseudo attricette da quattro soldi, ma remunerate a peso d’oro, pseudo- ballerine di cabaret, in realtà amanti di facoltosi politici e mecenati, pseudo – giornalisti super raccomandati dal premier di turno e pseudo critici cinematografici, oltre agli artisti figurativi da quattro soldi. Negli anni Novanta (del Novecento), la RAI andò di male in peggio, fino a diventare la frivola pantomima dei giorni nostri. La RAI (la strafottenza dei suoi dirigenti) sembra la personificazione di quel mostro della Grecia antica che gridava ai quattro venti:
Miseri mortali:
la vostra vita e il nulla
in pari conto io tengo.