Massimo Giletti da Rai 1 a La7: il nazional-popolare che rifiuta l’etichetta di populista

Caro editore di La7 Urbano Cairo, alla tua squadra televisiva mancava un attaccante nazional-popolare (con l’etichetta di populista) e così ti sei buttato a pesce su Massimo Giletti al quale la “nuova” Rai del direttore generale Mario Orfeo ha chiuso l’Arena proponendogli di fare gli show del sabato sera e dei reportage.

I due hanno condito la separazione con dichiarazioni nazional-litigarelle.

Giletti: “Orfeo mi ha detto chiudo l’Arena, e basta, così ho deciso, adducendo una scusa che mi fa sorridere: cioè che la gente, la domenica pomeriggio, deve rimanere tranquilla” (da corriere.it del 2/8/17 intervista di Paolo Conti). Il dg Rai Mario Orfeo ha smentito con un tweet “Mai detto la domenica la gente deve restare tranquilla” (in risposta ad un articolo in difesa di Giletti firmato da Riccardo Bocca su L’Espresso che “difende” Giletti). Caro editore di La7 Urbano Cairo, sono tra quelli ben felici che l’Arena di Giletti non vada più in onda su Rai 1. Per me era un programma in cui trionfava il populismo inconcludente creato ad arte per fare ascolti e reggere la concorrenza con la identica tv che contemporaneamente faceva Barbara D’Urso su Canale 5. Ma il prossimo anno televisivo sarà quello della campagna elettorale per le politiche e tutto quel populismo non poteva avere uno spazio così importante su Rai 1; lo avrà su La7. A Massimo Giletti va riconosciuto il coraggio di affrontare questa difficile sfida professionale perché farà un programma di prima serata dove la battaglia degli ascolti sarà molto difficile per non dire impossibile. Con il suo arrivo, La7 si conferma come la regina del telemercato estivo 2017, visto che hai ingaggiato nell’ordine: Andrea Salerno come direttore di rete (dal suo Twitter la foto di questo post), Diego Bianchi e il gruppo di Gazebo di Rai 3, Corrado Guzzanti e Massimo Giletti. Quest’ ultimo arriva a La7 come la ex star di Rai 1 che faceva il 20% di share la domenica pomeriggio. La mia previsione è che, trovandosi su una rete dove gli ascolti languono, spingerà al massimo la sua tv populista e inconcludente (lui rifiuta l’etichetta di populista dicendo al TgLa7 che sono i politici che non vogliono cambiare). Su una rete in cui l’affollamento degli spot è ai massimi livelli come La7, saranno solo gli ascolti a decretare o meno il successo della operazione “Giletti su La7”. Se si stabilizzerà in prima serata intorno al 5% con margini di crescita, la sfida sarà vinta. Se si stabilizzerà intorno al 3% allora sarà inevitabile il tentativo di riportarlo a competere nella collocazione della domenica alle ore 14 dove però la sfida sarebbe altrettanto dura perché La7 non ha una storia televisiva competitiva in quella fascia oraria. Ecco, del “clamore” suscitato dalla separazione tra Giletti e la Rai trovo che l’aspetto più interessante sarà vedere se farà la differenza negli ascolti su La7. Anche perché aspettarsi di vedere se farà la differenza nei contenuti sarebbe pura utopia.

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Una risposta a "Massimo Giletti da Rai 1 a La7: il nazional-popolare che rifiuta l’etichetta di populista"

  1. Giuseppe C. Budetta 4 agosto 2017 / 19:17

    Massimo Giletti & Co.
    Per alcuni personaggi televisivi dalla personalità camaleontica e dalla cultura superficiale, possono applicarsi gli appellativi del momento come il termine “populismo” a Massimo Giletti. Secondo me, l’appellativo più adatto per un simile individuo è PARACULO DOC.

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