Caro Paolo Bonolis, la non notizia televisiva del giorno è che hai firmato il rinnovo del contratto con Mediaset per altri due anni perché dici “Con Mediaset ho avuto un dialogo costante, perché i protagonisti sono sempre gli stessi, mentre in Rai è difficile individuare un dialogo continuativo” (da http://www.tgcom24.mediaset.it del 23/3/17).
Quindi non sarai tra le grandi star che pur di fare televisione con la prima azienda culturale del paese, la Rai, accetterà il tetto dei 240.000 euro.
A chi ti ha chiesto se sulla decisione di rimanere a Mediaset ha influito il tetto agli stipendi degli artisti in Rai hai risposto: “Certo” (da adnkronos.it del 23/3/2017). Io ne sono più che felice. La Rai e gli abbonati del servizio pubblico meritano molto di più di Paolo Bonolis. I telespettatori di Mediaset invece avranno il privilegio di vedere all’opera ancora il tuo genio creativo in programmi visti e rivisti come Il senso della vita, Chi ha incastrato Peter Pan?, Ciao Darwin, Scherzi a parte e “i nuovi” Music e Avanti un altro. La cosa divertente è che hai detto che in tv ti piace sperimentare e portare dei cambiamenti: attualizzare questi format me la chiami sperimentazione? La tua fortuna professionale è che Mediaset non sa fare altro che campare di rendita sulle vecchie fortune e vivacchia puntando sull’usato sicuro che può garantire il raggiungimento dei suoi target commerciali per i quali conduttori come te sono ancora un punto di riferimento. La tv commerciale che fa Mediaset è immobile sotto tutti i punti di vista: da quello creativo a quello degli ascolti. La frammentazione dell’offerta sul digitale terrestre sta demolendo giorno dopo giorno il duopolio Rai-Mediaset ma è Mediaset quella che ne sta risentendo di più. L’offerta è sempre meno varia, la qualità dei programmi sempre più bassa, le fiction vivono una stagione fallimentare. A tenere in piedi la baracca siete essenzialmente tu, Maria De Filippi, Gerry Scotti, Barbara D’Urso, Grande Fratello Vip e l’Isola dei famosi. Caro Paolo Bonolis, per un abbonato Rai come me la non notizia che resterai a Mediaset è davvero una buona non notizia. E sono ancora più felice perché vedo allontanarsi anche la possibilità di una tua incursione in Rai come conduttore del Festival di Sanremo post-Conti visto che hai dichiarato:
“Per quanto mi riguarda Sanremo potrebbe essere nuovamente interessante se potesse cambiare veramente, e io credo che all’Ariston il Festival non possa cambiare. L’Ariston è un luogo troppo limitato sia in chiave scenografica che in chiave di coreografia del momento canoro. In una sede nuova lo farei, dove il linguaggio visivo diventa importante come quello ascoltato, ma all’Ariston si possono solo ripercorrere i sempiterni calli. Ed è un peccato, se avete visto l’Eurofestival ci sono possibilità di racconto della musica che l’Ariston non permette” (da ansa.it del 24/3/17).
Caro Paolo Bonolis, l’idea che mi sono fatto è che tu non dici così perché vuoi sperimentare e rinnovare il Festival di Sanremo; secondo me tu sei consapevole che fare il Festival all’Ariston, dopo il triennio trionfale di Carlo Conti, non è alla tua altezza. Comunque se il tuo non voler fare il Festival all’Ariston ti terrà sempre più lontano dalla Rai per me sarà un altro motivo di gaudio.
Caro Paolo Bonolis, durante la presentazione della non notizia che resti a Mediaset hai anche difeso la tua collega (e moglie del tuo agente) Paola Perego alla quale la Rai ha chiuso il programma Parliamone sabato per “il caso donne dell’est”. La tua è una presa di posizione inequivocabile:
“Sono rapporti di forza quelli che si esercitano spesso in tv: la Rai è un’azienda di Stato e di conseguenza deve far contenti tutti… Credo che dietro quella chiusura ci siano altre cose di cui non sono a conoscenza. Credo che se Paola con il suo programma avesse fatto il 20% non l’avrebbero chiusa mai. Uno deve avere le palle per rispondere e non solo sottomettersi a quello che viene detto in rete” (da www.tgcom24.mediaset.it del 23/3/17).
Caro Paolo Bonolis, dopo una dichiarazione del genere, spero che i dirigenti Rai, presenti e futuri, abbiano “le palle” per non ingaggiare mai più né te né Paola Perego.
“Ci sono altre cose dietro”, dice. Una che mi viene in mente è che un equipe di autori (che non guadagna sicuramente meno di 6€ l’ora come il sottoscritto), ha estrapolato una scemata da un sito web ironico e trash e l’ha messa in TV totalmente decontestualizzata e anzi assunta come serio spunto di conversazione; il tutto senza che a nessuno venisse il sospetto che stessero parlando di una roba di una tristezza così squallida che raggela e sconforta.
Ai tempi di Buona Domenica, sempre con la Perego alla conduzione, ci fu una sorta di rigurgito moralizzatore che di fatto portò alla scomparsa di autentiche perle come la prova del surf e di tutto il grottesco e scollacciato baraccone annesso. Ma adesso che la TV è “pulita e casta”, l’ombra dello squallore, di quel medesimo squallore, s’insinua ancora più subdolamente, mascherata da quell’aura di autorevolezza che i talk show riescono a dotarsi soltanto di fronte a direttori di rete, ottuagenari, poveri scemi.