Bruno Vespa deve perfezionare la tecnica dell’intervista poltrona a poltrona

Caro Bruno Vespa, nella tua pluridecennale ricerca della #profondasintonia con tutti i politici di tutti gli schieramenti, hai aggiunto un nuovo significativo elemento che non è meramente scenografico ma molto operativo: l’intervista poltrona a poltrona. Questa settimana ho seguito con grande interesse la puntata di Porta a Porta in cui hai intervistato Angelino Alfano, segretario del partito Nuovo Centro Destra. Non mi sono concentrato sulle domande e sulle risposte perché sono rimasto affascinato dall’impianto scenografico dell’intervista. Niente di clamorosamente nuovo eppure c’era qualcosa di innovativo. Tu e l’intervistato seduti uno di fronte all’altro in soffici poltrone bianche.

La cornice scenografica è sempre quella del megaschermo con le mega scritte con cui introduci gli argomenti ma, vederti sprofondato in poltrona, mi ha dato l’impressione che sia tua intenzione andare oltre la #profondasintonia con gli intervistati; tu vuoi entrarci in simbiosi. Si, anche Massimo Giletti (colui che un giorno potrebbe essere il tuo erede) all’Arena fa l’intervista al politico seduto di fronte a lui ma si immedesima troppo nel ruolo di Massimo Giletti. Tu invece metti da parte il Bruno Vespa che siamo abituati a vedere in piedi e diventi un altro Bruno Vespa. La “seduta”, come direbbe Maria De Filippi, ti conferisce uno status diverso. Sei molto di più il Bruno Vespa scrittore, quello che cerca di trovare tra le righe di una risposta molto più della risposta stessa. E’ chiaro che la tua pluridecennale esperienza con i politici ti ha fatto capire che ormai sono preparati a qualsiasi domanda ed è difficilissimo per chi fa il tuo mestiere tirare fuori qualcosa di originale dalle loro risposte preconfezionate. Alfano ad esempio, parlando del suo nuovo partito che aspira al massimo ad un 6%, ti ha risposto come farebbe un calciatore della CheccoZalonese: “siamo una squadra fortissimi, fatta di gente fantastici”. Eppure quella collocazione poltrona a poltrona, così vicina a te e al tuo gesticolare cardinalizio, ha conferito alle parole di Alfano quel non so che di rassicurante; la chiara sensazione che quel parlare non ha alcuna possibilità di incidere sul futuro del Paese. Sono certo che ogni intervista poltrona a poltrona che farai a ogni politico mi darà questa rassicurante conferma: Porta a Porta non è più la terza camera della Repubblica ma un normalissimo salotto televisivo dove si parla del più, ma soprattutto, del meno. Caro Bruno Vespa, l’idea dell’intervista poltrona a poltrona però va perfezionata. Non puoi ad un certo punto alzarti dalla poltrona e raggiungere il sondaggista Renato Mannheimer che occupa la tua postazione tradizionale. Non puoi involgarire quell’amabile tête-à-tête, poltrona a poltrona, iniziando una lunghissima discussione sulle percentuali di voto che potrebbero raccogliere i partiti, le coalizioni e stare a ipotizzare scenari sulla base dei freddi numeri dei sondaggi. E, soprattutto, se proprio devi usare quei sondaggi, prima della trasmissione fai una riunione con Mannheimer perché non ci fai una bella figura se capita (come è capitato nella puntata con Alfano) che Mannheimer dica: “Sia chiaro. Se passa la nuova legge elettorale questi numeri sono obsoleti”. Il sondaggista si è perfettamente reso conto di aver smontato, con una sola frase, mezz’ora di trasmissione ed ha provato ad ironizzare, rivolgendosi a te: “Ecco, adesso mi licenzia!”. Il tuo volto ha mostrato chiaramente il disappunto sia per la prima che per la seconda affermazione di Mannheimer, ma non sei stato in grado di ribattere prontamente, e quella, di fatto, è stata una porzione totalmente inutile della trasmissione. Caro Bruno Vespa, è chiaro che se ti appisoli sprofondando in poltrona per venti minuti poi non puoi pretendere di alzarti all’improvviso ed essere reattivo come un picchio.

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