Cara presidente della Rai Anna Maria Tarantola, da ieri sul sito ufficiostampa.rai.it non è più accessibile a tutti la rassegna stampa da voi commissionata a Data Stampa, con la ricca selezione di articoli che quotidianamente i giornali dedicano all’universo Rai, Radio Televisione Italiana. Da blogger la consultavo per estrapolare qualche virgolettato. Da abbonato invece la ritenevo molto più significativa perché leggendola avevo un’idea concreta delle pressioni, soprattutto politiche, a cui è sottoposta l’Azienda alla quale in microscopica parte sono obbligato a dare il mio contributo economico con la non proprio microscopica tassa sull’apparecchio televisivo.
Quando @lasoncini ha twittato la notizia
rass stampa rai ora chiede pw. prevedono così io arrivi fino all’edicola. prevedo non leggerò più nulla d’italiano. ho indovinato io, mi sa
anch’io ho ironizzato con qualche tweet
Da oggi la rassegna stampa online della #Rai chiede la password. E’ meglio che siano in pochi a sapere tutto quello che si scrive sulla Rai…
Il Quizzone di @carotelevip indovina la password di @stampauffrai in premio una vagonata di articoli su Mamma Rai!!!
@lasoncini @il_letterino @GigiGx saranno stati i paginoni sul matrimonio di Valeria Marini in diretta su #Rai1 a sconvolgere @stampauffrai…
la rassegna stampa Rai è fatta con i soldi degli abbonati? @stampauffrai Se si, noi abbonati non dovremmo avere la password per leggerla?…”.
All’ultimo tweet, l’ufficio stampa Rai ha risposto:
“@carotelevip La rassegna è fatta di articoli protetti da copyright, su richesta degli interessati, abbiamo dovuto limitarla all’uso interno”.
E’ vero, la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) ha da tempo iniziato una lotta per proteggere il diritto d’autore degli articoli giornalistici e ha richiesto alle istituzioni (comprese Camera e Senato) di proteggere le loro rassegne stampa con delle password per renderle disponibili solo ad uso interno. All’inizio della battaglia della FIEG, la giornalista Eleonora Bianchini de Il Fatto Quotidiano ha scritto questo interessante articolo “Fieg, come ti oscuro la rassegna stampa online” da cui estrapolo il succo della notizia:
“I cittadini quindi non hanno più diritto di essere informati gratuitamente sulle notizie relative alle istituzioni e se vogliono saperne qualcosa, devono comprarsi una mazzetta di decine di giornali. Non solo: addio archivi. Perché la rassegna sarà disponibile per i dipendenti delle p.a. via intranet. Per il pubblico, invece, finisce qui”.
Cara presidente della Rai Anna Maria Tarantola, è inutile mettersi a spiegare alla FIEG che il loro modello produttivo è morto e che con questi palliativi non fanno che allungare la loro agonia. Evidentemente non hanno visto Page One Inside The New York Times. Da oggi mi documenterò sulle battaglie della FIEG per difendere i posti di lavoro dei giornalisti che i giornali stanno licenziando. Difficilmente ne troverò traccia online anche perché tali battaglie saranno sicuramente protette da password per l’uso interno. Sarebbe interessante leggere anche i dettagli delle battaglie che la FIEG sta facendo per far alzare dalle loro scrivanie i pochi giornalisti rimasti e farli tornare a camminare nelle strade dei quartieri, delle città, del mondo, anziché stare seduti davanti al computer perennemente connessi ad internet per saccheggiare le notizie dalla rete senza peraltro, non dico pagare un diritto d’autore, ma almeno citare le fonti. Chissà, così facendo potrebbero rendere più interessanti i vecchi pezzi di carta su cui scrivono. Cara presidente della Rai Anna Maria Tarantola, è chiaro che davanti ad una richiesta come quella della FIEG, la Rai non aveva altra scelta che interrompere la possibilità di accesso a tutti alla lettura della vostra rassegna stampa. Ringrazio il vostro ufficio stampa per la pronta risposta al mio tweet e con l’occasione ti chiedo se non sia il caso di togliere il link della rassegna stampa dal sito dell’ufficio stampa della Rai visto che è un sito informativo/divulgativo destinato a far conoscere a tutti le attività della Rai e non è dedicato solo agli addetti ai lavori. Se d’ora in poi la vostra rassegna stampa è un prodotto ad esclusivo uso interno deve andare nella intranet aziendale e non nel sito internet divulgativo dell’ufficio stampa. Oppure c’è qualcuno che conoscendo qualcuno può chiedere a qualcuno se qualcuno gli può dare la password e consultare la rassegna stampa on line anche se non è un interno Rai?
@carotelevip La rassegna è fatta di articoli protetti da copyright, su richesta degli interessati, abbiamo dovuto limitarla all’uso interno
— Ufficio Stampa Rai (@stampauffrai) 05 giugno 2013
Ho scritto anche io alla RAI,ed ho ricevuto la stessa risposta,una vergogna,sarebbe giusto trovare qualcuno che ci dia i propri dati di accesso e divulgari cosi da poterne ancora usufruire tutti!!!
Sono morti gli editori di giornali, sono morti gli editori di libri. Il tutto a causa di una perdita progressiva della qualità. Ma se continui a togliere qualità a quello che scrivi, per massimizzare i profitti, arrivi a un punto che chi sa leggere ed è disposto a pagare per leggere, non ha più voglia e motivo di leggere.
sergio, sai quanto sono affezionato alla carta all’oggetto libro e all’oggetto giornale ma i contenuti come hai detto tu sono troppo importanti. per i libri ad esempio penso ai best seller inventati a tavolino che non fanno crescere scrittori veri. per i giornali il discorso l’ho sintetizzato nel post.
una precisisazione: io ho detto che sono morti i modelli produttivi che adottano non che sono morti gli editori