La cronaca nerissima è un argomento che imbratta il pomeriggio di Rai 1 da anni. La vita in diretta e Estate in diretta sono programmi che vivono essenzialmente dei racconti sulle storie dei morti ammazzati. Inviati, opinionisti e conduttori raggelanti.
Rai 1, la rete ammiraglia Rai, il pomeriggio alle ore 17 diventa un estenuante bollettino di omicidi ricco di dettagli, ricostruzioni, testimonianze di parenti, conoscenti ed amici delle vittime e degli assassini. Nessuna stagione televisiva si salva.
Autunno, inverno, primavera, estate: cambiano le temperature, i colori, gli abiti, ma la primizia di stagione all’ora della merenda pomeridiana per Rai 1 è sempre una interminabile scia di sangue provocata da quanto di più terribile possa generare la natura umana: togliere la vita ad una persona.
La cronaca nera è da sempre una pagina di giornalismo. Nella storia del cinema, della serialità televisiva, della letteratura di genere, gli omicidi sono stati e saranno sempre raccontati.
E allora perché quell’ora quotidiana di morti ammazzati su Rai 1 mi provoca un disgustoso fastidio più di ogni altra forma di comunicazione e informazione? Perché per me Rai 1 è il punto di riferimento che mi fa capire dove va la televisione.
Se Rai 1, la rete ammiraglia della prima azienda culturale del Paese, continua a fare quell’ora quotidiana di cronaca nerissima come fanno La vita in diretta e Estate in diretta vuol dire che dalla deriva della pessima tv non c’è possibilità di redenzione.