Don Matteo 10 sbanca gli ascolti: i telespettatori di Rai 1 non moriranno democristiani ma demo Lux Vide

Cari presidente e amministratore delegato Lux Vide Matilde e Luca Bernabei, copio e incollo dal sito ufficiostampa.rai.it i dati di ascolto stratosferici che hanno fatto ieri le prime due puntate della fiction Don Matteo 10: 9milioni 677mila telespettatori (33.86% di share) il primo episodio e 8milioni 657mila spettatori (37.44% di share) il secondo.

Numeri che, nel regime di concorrenza attuale, sono paragonabili a quelli della Rai Tv dei tempi del monopolio, quando vostro padre era il potente direttore generale. Oggi è solo il presidente onorario di una delle principali società che producono fiction di successo per la Rai Tv e questo immagino sia di grandissima soddisfazione per chi è stato un dirigente così importante della Rai.

Il successo di ieri sera della fiction che è il vostro fiore all’occhiello, avrà entusiasmato lui ma soprattutto i dirigenti attuali della Rai che in questi giorni sono in fibrillazione perché c’è aria di nuove nomine dopo l’approvazione della legge di riforma e, avere la benedizione di Don Matteo, potrebbe avere il suo peso. Io spero di no. Twittavo ieri sera: “C’è #DonMatteo10 su @RaiUno che bello avere #Netflix !!!”. Un successo così eclatante è per la vostra società di produzione una garanzia per la prosecuzione del vostro rapporto di collaborazione con la Rai. Dall’inizio degli anni ’90 siete un loro punto di riferimento produttivo per le fiction religiose, sulla Bibbia, tratte da opere letterarie, biografie, storiche e persino tratte da favole. Però un successone come quello di ieri è una assicurazione sulla vita delle vostre prossime produzioni come lo è stato il successone di Don Matteo 9 per il quale scrivevo già due anni fa al direttore di Rai 1 Giancarlo Leone:

“Caro direttore di Rai 1 Giancarlo Leone, la mancanza di idee della tua rete ha raggiunto l’apoteosi giovedì scorso con la messa in onda dei primi due episodi di Don Matteo 9. Il prete ciclista con basco e veste lunga che risolve omicidi umbri in catena di montaggio al posto di una armata Brancaleone di investigatori professionisti in divisa nera e rossa. Le prime due puntate di Don Matteo 9 hanno sbancato l’auditel: oltre 8 milioni di telespettatori e quasi il 30% di share. Secondo i vostri parametri questo già vi autorizza a commissionarne altre 10 serie alla Lux Vide dei Bernabei (un cognome storico della Rai con le idee chiare). Vedere una puntata di Don Matteo 9 è come fare un cruciverba per bambini. Ogni scena, ogni dialogo, ha la risposta scontata. Ogni personaggio, ogni azione, li abbiamo già visti. L’ennesima dimostrazione dell’incapacità di evolversi di Rai1 legittimata da 8 milioni di telespettatori italiani che in Don Matteo ripongono la speranza più grande: tornare ai tempi felici in cui la Rai era in mano a Ettore Bernabei e trasmetteva I racconti di padre Brown” (da carotelevip.net del 11/1/14).

Cari presidente e amministratore delegato Lux Vide Matilde e Luca Bernabei, da abbonato Rai prima che da blogger tv, ritengo il successo di Don Matteo 10 avvilente. La povertà narrativa delle storielle sentimental-brillanti-pseudo-drammatiche-pseudo-real-poliziesche della fiction Don Matteo è tale da far perdere ogni speranza a chi crede che l’offerta di fiction della Rai debba evolvere verso storie e protagonisti di spessore e non solo di consumo standardizzato e ripetitivo. Don Matteo non è Il commissario Montalbano. Non è un solido personaggio letterario prestato alla fiction. Don Matteo è solo Terence Hill che anziché dare cazzotti dà carezze e anziché andare a cavallo va in bicicletta mentre intorno a lui si muovono una miriade di personaggetti (direbbe il Crozza-De Luca) la cui eccessiva caratterizzazione è divenuta negli anni l’unico vero tocco tangibile degli sceneggiatori della serie. Un tocco sempre più banale, meccanico e scontato; come le storielle che raccontate. Da dieci edizioni mi chiedo poi come sia possibile che il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri consenta di mostrare una sua intera stazione che pende dalla sottoveste di Don Matteo. Se l’intrattenimento tv leggero è immobile e Carlo Conti ne è “‘l’immobiliere”, Don Matteo è “l’immobiliere” delle fiction italiane. Il Padre Brown di Renato Rascel era più dinamico e, narrativamente parlando, nettamente superiore visto che era tratto dai racconti di G. K. Chesterton. Cari presidente e amministratore delegato Lux Vide Matilde e Luca Bernabei, ma voi della Lux Vide vi farete forti degli ascolti che continuano ad essere la bibbia di chi fa tv. Questa mattina ho chattato con un addetto ai lavori (preferisce non essere citato, boh e pure mah) che al mio avvilimento per il successo di Don Matteo 10 ha risposto:

“Uno può anche dire che le cose non cambieranno mai finché tutti guarderanno Don Matteo ma d’altra parte Terence Hill ci piace a tutti. Io non lo guardo ma sono felice che continui ad avere questo successo strepitoso su Rai 1 perché poi Rai 1 la guarda quel tipo di pubblico e gli altri vanno altrove”.

Già, continuiamo ad intontirlo così “quel tipo di pubblico”. E alla mia affermazione “Rai 1 è immobile”, l’addetto ai lavori che preferisce non essere citato (boh e pure mah) ha replicato:

“Immobile? Perché dovrebbero spostarsi se la gente continua a guardarlo? C’è poco da fare, alla fine squadra vincente non si cambia. Al decimo anno Don Matteo continua ad essere vincente, non ha senso quindi forse cambiarlo”.

Ecco, la tv di oggi non è dominata dagli ascolti; è schiava degli ascolti e il nuovo direttore generale Antonio Campo Dall’Orto può farsi anche turchino e continuare a blaterare che la sua Rai non dovrà seguire la dittatura degli ascolti. Continuerete a vincere voi che fate gli ascolti e la Rai vi commissionerà Don Matteo 20 immobile come Don Matteo 1 fino a quando l’ultimo telespettatore del target anziani di Rai 1 esalerà l’ultimo respiro.

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Una risposta a "Don Matteo 10 sbanca gli ascolti: i telespettatori di Rai 1 non moriranno democristiani ma demo Lux Vide"

  1. tex7115698 8 gennaio 2016 / 20:02

    Insomma hai avuto un’altra conferma del fatto che la Rai è diventata una tv commerciale in tutto e per tutto, dato che da anni non corre il rischio di sperimentare più nulla né nelle reti digitali (che dovrebbero servire a quello), né nelle reti generaliste. Ormai lo spettatore più esigente si rivolge alla pay se può permetterselo, oppure allo streaming più o meno legale di prodotti stranieri. E’ evidente che la Rai, se ha deciso negli ultimi anni di fare tv commerciale, dovrebbe fare come le sue concorrenti e vivere esclusivamente di ciò che riesce a vendere, rinunciando agli introiti del canone tv.

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