Enrico Mentana, le barre colore e gli istanti d’incertezza dopo la lettura della sentenza della Cassazione sui Diritti Tv Mediaset

Caro Enrico Mentana, dopo due lunghissimi pomeriggi di diretta televisiva, sei finalmente riuscito ad offrire ai telespettatori del TgLa7 la lettura della sentenza della Cassazione sul caso della compravendita dei diritti televisivi Mediaset che ha visto condannato in via definitiva l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione (tre dei quali condonati per l’indulto) per il reato di frode fiscale. La scelta di andare in diretta a partire dalle ore 17 di mercoledì scorso, francamente ce la potevi risparmiare, visto che era certo che quel giorno non ci sarebbe stata la lettura della sentenza. La diretta di ieri invece era più che giustificata e da cronista di lungo corso hai contribuito ad alimentare la lunga attesa. Un’attesa lunghissima, per molti aspetti snervante. Ad un certo punto non sapevi proprio più che dire e ti sei avvicinato ad un monitor che trasmetteva le barre colore, ovvero il segnale elettronico di pausa in attesa del collegamento video con l’aula della Cassazione.

E’ stato un momento toccante. Il cronista sfiancato da due giorni di chiacchiericcio inutile che sente avvicinarsi il momento in cui dovrà dare la notizia dell’anno e decide di passare il tempo a mostrare al pubblico televisivo un monitor con le barre colore. Una richiesta di comprensione. Una giustificazione dovuta. Un dietro le quinte indispensabile per tenere il pubblico incollato al teleschermo. Nel frattempo con i tuoi ospiti in studio avevi sposato una teoria sulla lunga camera di consiglio dei giudici (7 ore). Poteva essere il segnale che le cose andavano verso la decisione dell’annullamento con rinvio alla Corte d’appello, anche se accompagnavi l’ipotesi con una frase di salvataggio “però può sempre arrivare la condanna…”. Poi il momento fatidico della lettura della sentenza è arrivato. Il giudice ha cominciato leggendo la parte relativa all’interdizione dai pubblici uffici e ha pronunciato la formula prevista “visti gli articoli…. la Corte annulla e rinvia….”. Dunque la Corte d’appello dovrà rivedere la durata dell’interdizione dai pubblici uffici rispetto ai 5 anni che ha assegnato. Al momento di leggere la seconda parte della sentenza il giudice ha usato la formula “visti gli articoli… la Corte rigetta il ricorso di Silvio Berlusconi…”. Infatti un processo arriva in Cassazione perché l’imputato fa un ricorso rispetto ad una sentenza della Corte d’appello. Quindi se la Cassazione rigetta il ricorso dell’imputato, automaticamente conferma la sentenza della Corte d’appello. Elementare Watson! Eppure, al termine della lettura della sentenza, ti ho visto incerto. Hai afferrato subito la parola “annulla” e su quella hai cominciato a dire “bisogna vedere come questa influirà sul resto della sentenza”. Caro Enrico Mentana, non c’è bisogno di essere dei principi del foro per sapere che la prima parte della sentenza (tempo di interdizione dai pubblici uffici) non incide in alcun modo sulla seconda parte della sentenza (arresto, arresti domiciliari, affidamento ai servizi sociali) che diventa esecutiva dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione. Mi ha fatto un certo effetto vederti, per pochi ma lunghissimi minuti, incerto sul fatto che avevi dato in diretta la notizia della condanna di Berlusconi. E non eri incerto per prudenza, eri incerto perché non avevi ben capito la formula “la Corte rigetta il ricorso di Silvio Berlusconi”. In tuo soccorso sono giunti immediatamente i giornalisti Marco Damilano e Marco Travaglio che, senza incertezze, hanno parlato subito della ciccia, ovvero, la condanna in via definitiva di Silvio Berlusconi per frode fiscale. Caro Enrico Mentana, quei pochi istanti di incertezza, nel momento più importante ed atteso, dopo due lunghissimi pomeriggi di diretta televisiva, ti umanizzano. Non sei il robocop delle dirette televisive.

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