Jannik Sinner è tornato dopo tre mesi di squalifica alla attività agonistica partecipando agli Internazionali d’Italia. Un evento importante che la Rai ha seguito trasmettendo in diretta i suoi incontri su Rai 1, Rai 2 e Rai 3, con una oculata riorganizzazione dei palinsesti. Spazio anche ad alcuni match di Lorenzo Musetti e Jasmine Paolini. Uno spiraglio di luce nella programmazione del tennis della Rai dopo un buio durato anni? No, un inevitabile interesse ed investimento sul momento d’oro del tennis italiano che ha numerosi giocatori di primissimo livello con cui ha vinto la Coppa Davis per due volte consecutive e la Billie Jean King Cup.
La Rai ha trasmesso le dirette del circuito internazionale e la sua “personalizzazione” è stata uno “studiolo” pre gara al Foro Italico e, soprattutto, le telecronache affidate ai giornalisti di Rai Sport e ai commentatori esterni.
Le telecronache principali, quindi quelle di Sinner, sono state affidate al giornalista di Rai Sport Marco Fiocchetti e per il commento tecnico all’ex tennista Omar Camporese.
Le opinioni personali che sto per esprimere, sono tutte auto-censurate dalle parolacce che ho detto ascoltando Marco Fiocchetti.
Ciò che scrivo di seguito è solo una sintesi delle sensazioni sgradevoli che ho provato ascoltandolo.
Fiocchetti ha ripetuto all’infinito gli stessi, banalissimi, concetti che ha espresso fin dal primo secondo di telecronaca del primo incontro. Ha esaltato ogni colpo vincente di Sinner ai limiti dell’idolatria. Ha sottolinea con delle risatelle irritanti ogni proprio pensiero e ogni dialogo con Camporese. Le sue sono state telecronache con risatelle a ciclo continuo alternato ad un flusso ininterrotto di banalità tecniche e descrittive ripetute ossessivamente.
Non mi è stato possibile contare le volte che ha detto che le persone inquadrate dalla regia erano “i genitori di Sinner, l’allenatore di Sinner, il fisioterapista di Sinner,” nello spazio di pochi minuti da una citazione all’altra. Una cosa estenuante che mi ha fatto pensare ad una patologica incapacità di rendersi conto che la stessa cosa l’aveva detta pochi minuti prima.
Le risatelle sono scomparse quando Sinner ha giocato malissimo il primo set della semifinale con Tommy Paul perdendo 6 a 1. A quel punto Fiocchetti ha iniziato a chiedere a Camporese: “Dobbiamo preoccuparci?”. All’inizio del secondo set Sinner ha ripreso in mano il match e così Fiocchetti ha potuto tornare ad essere il Fiocchetti che è ovvero quello che dalla partita di esordio nel torneo ha detto ad ogni errore di Sinner “Non è da Sinner… Non parliamo più dei tre mesi lontano dal tennis” (ovviamente, facendolo).
Fiocchetti durante gli scambi parla sottovoce come se fosse all’aperto a bordocampo anziché chiuso in una cabina all’ultimo anello dello Stadio del Tennis. Lo fa perché così è convinto di mostrare di sapere come si assiste ad un incontro di tennis e ci fa vedere la sua sensibilità verso i giocatori.
Si esprime con un linguaggio basico come sono i suoi concetti. E quanto tira fuori un vocabolo tecnico del tennis si affretta a spiegarlo con il modo di fare di uno che ha appena spiegato la teoria della relatività.
Marco Fiocchetti purtroppo non è il prodotto della brutta Rai Sport di oggi ma è un prodotto della brutta Rai ministeriale da tempo immemore. Lui come tanti, troppi, giornalisti di Rai Sport.
Seguire le partite di Sinner con la telecronaca di Marco Fiocchetti è stato per me uno stillicidio.
Sentirlo urlare dopo l’ultimo punto vincente di Sinner “Gioco! Partita! E Incontro!” come se fosse il giudice di sedia di un torneo di un circolo di tennis di Roma Nord negli anni ’80, è per me ragione sufficiente per considerarlo uno dei peggiori giornalisti Rai (e ce ne sono tanti) che io abbia mai avuto la sventura di ascoltare.
La sua telecronaca della finale Sinner-Alcaraz è stata quanto di più inascoltabile la Rai potesse offrirmi come abbonato appassionato di tennis. Il peggio, del peggio, del peggio.