L’ ossessionante ripetizione dello slogan musicale di Gabry Ponte “Tutta l’Italia! Tutta l’Italia!” è diventato il manifesto del Festival di Sanremo 2025 normalizzato da un Carlo Conti nazionale-democristiano-populista, oggi simbolo dei nostrani sovranisti canterini.
Sotto la sua ossessiva abbronzatura perenne, batte un cuore al ritmo di una marcetta che dice “Non deve succedere niente di pericolosamente anti-governativo”.
Sanremo 2025 resterà come una delle tappe più significative della carriera di Carlo Conti: un marchio che lo segnerà per sempre.
Solo una cosa poteva salvarlo da questo pessimo inciampo: la vittoria di Giorgia Todrani, la cantante.
Ma si sa: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
Il minestraro Carlo Conti non è riuscito a nascondere l’obiettivo principale di chi lo ha scelto, ovvero, “pacificare” così come ha detto l’Ad della Rai, Giampaolo Rossi: “Non è un Festival sovranista è un Festival che pacifica il Paese”.
Triste è il Paese che ha bisogno di essere pacificato.
E comunque obiettivo impossibile da raggiungere e infatti non raggiunto perché ha sollevato la rivolta di chi pensava che nell’Italia del merito governata da Giorgia Meloni avrebbe vinto Giorgia Todrani e Olly sarebbe arrivato dopo il ventesimo posto.
Sanremo 2025 sembrava un grande successo e in un batter d’occhio è diventato un grande, indigesto, pasticcio.
Ma per fortuna, da domani l’Italia tornerà ad essere divisa e non pacificata secondo il volere discutibile di un amministratore delegato Rai messo lì dal Governo.
Non credo che Giorgia Meloni sia così cretina da aver chiesto che il Festival di Sanremo fosse sovranista.
Credo che chi pensa di fare felice Giorgia Meloni mettendo in piedi un Sanremo sovranista sia un emerito, fallito, cretino.