Masterpiece di Rai 3: il talent show per aspiranti scrittori di cui, come lettore, non sentivo il bisogno

Caro direttore di Rai 3 Andrea Vianello, un talent show in cerca di scrittori è l’ultima cosa di cui il mondo dell’editoria italiana ha bisogno e tu, ovviamente, lo stai trasmettendo la domenica alle 22.50. S’intitola Masterpiece e l’obiettivo dichiarato è “di scovare nuovi talenti in campo letterario”. Come sa anche un analfabeta, in Italia ci sono più aspiranti scrittori che lettori e incentivare questa tendenza con un programma televisivo è una scelta che si giustifica solo con la smania di Rai 3 di dimostrare al mondo che Rai 3 è ancora la rete Rai dedicata alla cultura. Ma un programma come Masterpiece si può classificare come “programma culturale”? Direi proprio di no.

E’ un talent show come tanti altri, con le sue ritualità legate al format e alle esigenze televisive; prima tra tutte, quella di puntare su dei personaggi. I tre scrittori-giudici del programma (Andrea De Carlo, Giancarlo De Cataldo e Taiye Selasi) provano in tutti i modi a dare risalto alla scrittura ma la struttura del format prevale e ad emergere sono solo le storie personali dei concorrenti e la loro immagine. La tv è un mezzo che per sua natura semplifica tutto e tutti. Semplificare il processo di scrittura mandando gli aspiranti scrittori un paio d’ore a vivere una situazione e poi chiedere loro di riassumerla in una paginetta è solo televisione. Niente di quello che accade a Masterpiece mi fa pensare al fantastico universo di uno scrittore. Amo la lettura, amo molti scrittori e sono molto interessato anche a conoscere il dietro le quinte del loro lavoro e ad ascoltarli quando parlano, scrivono o sono intervistati riguardo al loro “mestiere”. Ma ritrovarmi davanti all’esercito di impiegati, commercianti, ex insegnanti, disoccupati di Masterpiece, smaniosi di mostrare in tv che hanno l’XFactor della penna, è una delle immagini più deludenti che la televisione del 2013 mi ha riservato perché è l’opposto di come immagino la figura e, soprattutto, il lavoro dello scrittore. Caro direttore di Rai 3 Andrea Vianello, come lettore sono indifferente al racconto che Masterpiece fa del processo di scrittura e soprattutto provo indifferenza per gli aspiranti scrittori che state presentando. Da lettore mi piace stabilire un rapporto profondo con gli scrittori che scelgo di leggere. E la profondità di questo rapporto la raggiungo soltanto leggendoli. In questa ottica ritengo Masterpiece il più presuntuoso di tutti i talent show finora mai trasmessi dalla tv. Ma sbaglio a dare al programma uno spessore che non ha. Il compito di Masterpiece non è catturare l’attenzione di un lettore appassionato ma quello di far arrivare prima possibile in libreria un libro con un nome e cognome ed un titolo in copertina su cui mettere la fascetta “Il romanzo vincitore di Masterpiece, il talent show letterario di Rai 3”. E sbaglio anche nel non considerare Masterpiece un programma culturale, perché lo è. E’ un programma che esalta la cultura del marketing editoriale, ovvero, la fine dell’editoria come veicolo di trasmissione della cultura.

7 risposte a "Masterpiece di Rai 3: il talent show per aspiranti scrittori di cui, come lettore, non sentivo il bisogno"

    • Avatar di akio akio 23 dicembre 2013 / 16:39

      dal cell non riesco ad aprire il link appena possibile lo leggo. anch’io credevo di essere stato articolato nel post! boh e pure mah

      • Avatar di libreriepersonali libreriepersonali 23 dicembre 2013 / 18:34

        Ma noooo! IO sono stata più articolata nel link @libreriepersonali anziché nel commento precedente che ti ho lasciato 🙂

  1. Avatar di libreriepersonali libreriepersonali 23 dicembre 2013 / 10:30

    No, non sono d’accordo. Chi non legge già, non vedrà Masterpiece; chi legge e non scrive (come me) dedicherà un’oretta alla settimana a pensare alla scrittura e ciò non implica assolutamente il voler diventare scrittore. Masterpiece è un talent show, reality e quindi come tale presenta delle caratteristiche tipiche del genere ma io lo seguo, e ti dirò, mi piace anche se quasi sempre (ad eccezione della seconda puntata) finisco per non apprezzare per niente i singoli aspiranti scrittori. Trovo sia bello comunque. Per esempio, apprezzo lo sforzo di aver dedicato del tempo, probabilmente molto, alla stesura di un romanzo.
    La prova immersiva ovviamente non ha niente a che fare con la capacità dello scrittore, è una forzatura della forma reality, ma accettato questo, è una cosa carina e godibile. Io, per esempio, in mezz’ora scrivo tre righe, magari pure sconnesse. Insomma, a me piace, è uno spunto per riflettere e, stanne certo, non toglie niente all’editoria 🙂

  2. Avatar di Bricolage - Appunt'attenti di un'acuta osservatrice Bricolage 25 novembre 2013 / 17:03

    ahhaaha capisco cosa vuoi dire. Anche io nella prima puntata ho avuto una sorta di repulsione.
    Trovi sul mio blog la pagina dedicata, oggi ho scritto un secondo pezzo mandato in redazione, troverai alcuni spunti a breve.
    Confrontiamoci perché veramente vorrei avere un tuo punto di vista in merito!
    Smack

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