Caro direttore di Babel Tv Beatrice Coletti, non so quanti italiani in questo momento sono dell’umore giusto per seguire MasterChef India che hai iniziato a trasmettere il 17 marzo su SKY 141 (la domenica alle 21.00). Babel Tv ha come mission quella di far incontrare popoli e culture attraverso i programmi televisivi e, in un mondo ideale, la tua emittente non dovrebbe avere remore a trasmettere in questo momento un programma come MasterChef India. Il problema è che non viviamo in un mondo ideale e che io come telespettatore, in questo momento, ho molte remore a vedere un talent show culinario dove si preparano manicaretti col turbante. Penserei in continuazione all’India che vuole fare la prepotente con l’Italia per il caso dei due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Si, lo so che bisogna avere la sensibilità di non mischiare la sacralità del diritto internazionale con il profano dei fornelli ma è più forte di me e, da quando è scoppiato il “caso marò” non riesco a non vedere l’India più per i suoi difetti che per i suoi innumerevoli pregi.

Che l’India sia una grande nazione con una storia importante è fuori discussione. E’ il paese di Tagore, del Taj Mahal e del Mahatma Gandhi. Per molti italiani è anche il paese raccontato da Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini. Però è anche il paese che oggi ha la bomba atomica e che non ha aderito al Trattato di non proliferazione nucleare come spiega bene Marcella Emiliani in questi 100 secondi di Rai Storia di cui riporto la conclusione: “L’India, come il Pakistan e Israele, non è mai entrata nel Trattato di non proliferazione nucleare, lasciandosi in questo modo le mani libere nell’uso di questo terribile strumento di distruzione di massa”. Caro direttore di Babel Tv Beatrice Coletti, ecco, ti sembrerò una persona un po’ strana ma ho pensato alla bomba atomica indiana quando, nel commentare il caso dei marò, la signora Sonia Gandhi, in qualità di presidente del Partito del Congresso Indiano, ha usato queste parole: “Nessuno deve pensare di sottovalutare l’India”. Alla signora Sonia Gandhi, già italiana, sento d’impulso di dire che l’India non merita nemmeno di essere sopravvalutata se penso ad esempio all’articolo di Sunny Hundal intitolato “Stupri in India: alle radici di un dramma culturale” (articolo originale pubblicato su The Guardian, traduzione di Belinda Malaspina e ripubblicato da Valeria Marino su informarexresistere.fr l’8/1/13). L’articolo di Sunny Hundal sintetizza molto bene la gravità della situazione stupri in India che solo di recente ha cominciato ad avere la giusta attenzione dei media internazionali. Sunny Hundal non risparmia critiche anche alla fiorente industria cinematografica chiamata Bollywood e scrive:
“Pochi giorni prima dell’arrivo del 2013, un rapper del Punjab di nome Honey Singh è stato coinvolto in una controversia: un suo concerto a Delhi, dove avrebbe dovuto esibirsi, è stato cancellato in seguito a una campagna online contro di lui. Non vi sono dubbi sul fatto che i suoi testi, nei quali parla esplicitamente di eiaculazione, siano offensivi; molti di essi, nonostante Singh adesso neghi che si tratti di sue canzoni, evocano brutali fantasticherie di stupro. Ma l’indignazione è montata anche per un altro motivo: come è stato possibile che un uomo associato a tali canzoni sia diventato così famoso? E come mai l’industria di Bollywood l’ha ingaggiato come autore di testi più pagato?…. Nei film di Bollywood gli uomini inseguono e molestano le donne molto frequentemente. Come puntualizzato da Swaminathan S Anklesaria Aiyar sul Times of India, l’attore indiano Ranjeet ha girato oltre un centinaio di scene di stupro, «con il pubblico sempre inneggiante». Il messaggio che viene dall’industria cinematografica di Bollywood è che, se insisti con una donna quanto basta, «non importa quante volte lei dirà di no: alla fine dirà sicuramente di sì». I recenti stupri e assassini di gruppo in India non sono incidenti isolati. Leggere le descrizioni delle donne indiane e di come vivano nella paura dovrebbe preoccupare tutti sul livello di bestialità nella quale è piombata la cultura indiana. E, soprattutto, la situazione dovrebbe indurre le persone come me, di origini indiane, a domandarsi come sia stato possibile arrivare a un tale punto” (da “Stupri in India: alle radici di un dramma culturale” di Sunny Hundal articolo originale pubblicato su The Guardian, traduzione di Belinda Malaspina e ripubblicato da Valeria Marino su informarexresistere.fr l’8/1/13).
A questo allarmante articolo di Sunny Hundal aggiungo io un dato statistico. Ho fatto un giretto sul sito della Kerala Police ed ho appreso che nello stato indiano del Kerala, quello che dice di avere la giurisdizione sul caso dei marò italiani, gli stupri tendono a raddoppiare: da 568 nel 2008 a 1132 nel 2011 (per l’anno 2012 il sito punta alla stabilità del dato prevedendone 1019). Ora capisco anche sulla base di quale abilità di governo il premier dello stato del Kerala, Oommen Chandy (del Partito del Congresso Indiano, lo stesso della signora Gandhi) sente di poter dire che i due marò “non sono vittime della politica o delle emozioni del Kerala ma piuttosto delle loro stesse azioni criminali”.
Caro direttore di Babel Tv Beatrice Coletti, ecco, ti sembrerò una persona un po’ strana ma, in questo momento così difficile per i rapporti diplomatici tra Italia e India, se guardassi MasterChef India mi verrebbe da pensare agli stupri in India e alla bomba atomica indiana; quindi eviterò di guardare MasterChef India (i film di Bollywood non li ho mai guardati). Anche perché, nella foto con cui lanciate il programma, c’è una ragazza chiusa in un frullatore e non mi aiuta a superare questo mio limite.
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Una risposta a "Nessuno sopravvaluti l’India"