Cara Maria De Filippi, il sabato sera può capitare che in una pausa da Netflix si commetta l’errore di sintonizzarsi su Canale 5 dove il tempo si è fermato e tutti gli anni a gennaio presenti a C’è posta per te sempre le stesse storie di incomprensioni e litigi familiari, di tradimenti, di incontri a distanza di 60 anni, di liete sorprese a sfondo sentimental-popolare. Mascherine del pubblico a parte, una puntata del 2022 potrebbe essere stata tranquillamente girata nel 2015 e anche prima.
Sabato scorso sono incappato in una grande novità del tuo programma (in una pausa dal binge watching di Manifest su Netflix, la mia alternativa preferita al posto della brutta tv che fate voi televip della tv generalista in chiaro). Sono capitato su Canale 5 nel momento in cui c’era la solita diatriba tra una figlia ed un padre che non si parlano più da anni. Roba vista e rivista nel tuo studio. Ma proprio mentre stavo per tornare su Netflix, mi sono ritrovato imprigionato nella tua novità che mi ha inchiodato allo schermo.
Tu che esci dallo studio per andare dietro le quinte allo scopo di riportare in studio il padre della ragazza e, colpo di scena, non ti si vede più per minuti, minuti e minuti. Il programma è congelato. Le telecamere non inquadrano il tuo dietro le quinte e men che meno possiamo ascoltare quello che state dicendo. La regia ci propone però i primi piani e l’audio dei due protagonisti che attendono il tuo rientro: la figlia ed il fidanzato fremono nell’attesa degli sviluppi.
Il pubblico in studio attende apparentemente in religioso silenzio ma la regia è ben attenta a tenere alto il volume e il brusio è una parte della colonna sonora che rende questo momento particolare. Figlia e fidanzato si scambiano poche parole di rassegnazione, soprattutto il ragazzo è convinto che “il suocero” non rientrerà per aprire la busta e riabbracciare la figlia. I minuti di silenzio e di tua assenza, la assenza della conduttrice, sono lunghissimi. Rarissimamente in tv si è vista una cosa del genere.
A mia memoria l’ultimo a fare una pausa televisiva del genere è stato Adriano Celentano a Fantastico nel 1987. Però lui rimase davanti alle telecamere.
Figlia e fidanzato per la maggior parte di questi lunghissimi minuti di pausa guardano nel vuoto. Quella che per loro è una pausa, per i telespettatori è una interminabile narrazione di una solitudine condivisa. Figlia e fidanzato se ne stanno lì con la loro storia, con i loro pensieri, con le loro speranze, senza sapere che non ci sarà un montaggio televisivo ad accorciare quella lunghissima ed ansiogena attesa vissuta in primo piano.
Figlia e fidanzato se ne stanno lì al centro di uno studio televisivo mentre il regista “stacca” da una telecamera all’altra, da un primo piano di lei, ad un totale del pubblico, da un dialogo smozzicato tra i due ad un totale del tunnel da cui si attende il tuo ritorno in studio che tarda sempre di più ad arrivare. Lunghissimi minuti di una televisione dell’attesa, una cosa anti-televisiva che diventa super-televisiva. Quanto è durata questa pausa “in diretta”? Tra poco te lo dico. Cara Maria De Filippi, eccoti rientrare in studio. Il padre, accompagnato dalla sua nuova compagna, apre la busta dopo qualche incertezza e la storia finisce con un incertissimo lieto fine.
Ok posso tornare a guardare Manifest su Netflix ma, cara Maria De Filippi, indovina cosa ho fatto domenica? Ebbene sì, sono andato su Mediaset Infinity per rivedere l’intero blocco e non per scrivere questo post ma per capire cosa c’era dietro a questa nuova diavoleria che ti sei inventata. E’ al minuto 35 che inizia il blocco con il tuo racconto riassuntivo come da copione. Al minuto 42 entrano in studio il padre e la sua compagna. Il blocco si conclude a 1 ora e 27 minuti per un totale di 45 minuti circa. Un tempo di una partita di calcio. La tua abilità indiscussa nel gestire il racconto, li fa volare quei 45 minuti. Inclusa “la pausa” che ho cronometrato: 4 minuti netti.
Anche chi come me si fregia del titolo di “non estimatore di Maria De Filippi”, guardando questi 45 minuti non può non riconoscerti una capacità unica nel selezionare storie e personaggi funzionali al genere di narrazione che il pubblico di C’è posta per te predilige. Anche sabato scorso hai portato a casa oltre il 29% di share distanziando di 10 punti lo show Tali e Quali di Rai 1. Il crescendo rossiniano con cui hai costruito il racconto di questa storia ha avuto nella pausa di 4 minuti il suo momento più attrattivo.
Hai lasciato i telespettatori nell’incertezza, hai prolungato l’attesa a dismisura. Hai alimentato la curiosità morbosa di chi trova nelle storie di C’è posta per te pane per i propri denti acuminati.
Non so se la “pausa di 4 minuti” diventerà un rituale da utilizzare in storie analoghe.
Quello che so è che questa storia vista nella sua interezza mi ha lasciato per l’ennesima volta l’amarezza di sapere che continua ad avere successo un programma che fa 45 minuti di intrattenimento raccontando i problemi familiari di persone che decidono di lavare i propri panni nella pubblica piazza televisiva.