Neil Armstrong, il telespettatore Dino Buzzati e certe trasmissioni di contorno

Caro Tito Stagno, sabato è morto Neil Armstrong e, dopo l’inevitabile tuffo al cuore, hai passato la giornata a rispondere ai tuoi colleghi giornalisti che ti chiedevano un ricordo dell’uomo che ha segnato per sempre la tua vita professionale. Non ho un ricordo diretto (avevo 5 anni) della tua telecronaca notturna dell’allunaggio dell’Apollo 11 e della passeggiata di Armstrong ma, nel corso degli anni, ho rivisto tante volte le fasi salienti di quella storica diretta e nel 2009 ho seguito con curiosità la riproposizione integrale trasmessa da La Storia siamo Noi-Rai Educational, in occasione della celebrazione dei 40 anni dallo sbarco. Ieri invece ho letto (nella ripubblicazione del Corriere della Sera) un articolo del 22 luglio 1969 firmato dallo scrittore Dino Buzzati. La cosa che mi ha colpito di più è stato l’approccio da telespettatore di Buzzati. Spesso noi telespettatori “moderni” rimpiangiamo la liricità della tv del passato ma leggendo Buzzati ho scoperto che anche quella tv non era immune da certe inappropriate leggerezze. Scriveva Buzzati: 

“… sull’altare della gloria tutte le iperboli, tutti i superlativi, tutto il repertorio della nomenclatura epica e apologetica, finalmente usati a proposito, sono stati ormai bruciati. E ritentarli qui ancora una volta sarebbe vano. Nel cielo immenso e nero, rimane quella scatoletta solitaria con dentro i tre uomini che corre verso casa… ma un rintocco nuovo e fortissimo riecheggia, e continuerà a riecheggiare per sempre, nell’animo di chi ha visto: soltanto di chi ha visto la scena sullo schermo del televisore, poiché le fotografie, i film e i resoconti, per quanto assai più perfetti, non riusciranno a dare neppure un centesimo di quel brivido misterioso. Dopo l’atterraggio dell’ “Aquila”, che si sperava in qualche modo di vedere e invece non s’è visto, la veglia, almeno qui in Italia, si è fatta lunga e pesante. La discesa di Armstrong sulla Luna era stata promessa per le ore tre. Poi si è parlato delle tre e tre quarti, delle quattro, delle quattro e mezzo. C’è stata sì una mezz’ora di incertezza abbastanza tormentosa perché sembrava che dalla Luna nessuno più rispondesse. Quindi i nervi si erano di nuovo afflosciati, era subentrata una stanchezza sudaticcia, una specie di opaco intorpidimento mentale, complici forse certe trasmissioni di contorno per cui queste ore solenni minacciavano di trasformarsi in una stentata sagra, in una “Canzonissima” di serie C. Quand’ecco, sullo schermo dietro lo speaker, è comparsa una immagine nuova, un confuso intreccio di sagome nere oscillanti, simile ai quadri di Kline; era, rovesciato, il primo piano della scaletta e dei tralicci della capsula lunare, con Armstrong che scendeva gradino per gradino lentamente: di per sé incomprensibile. Eppure tutti di colpo hanno capito, tutti, anche gli scettici, sono stati presi da uno sgomento sconosciuto. Si è avuta la sensazione di essere passati oltre una porta fatale e proibita, di avere varcato una delle ultime frontiere: del mondo? Della conoscenza? Della vita? Come quando – il paragone può suonare falso, lo so, ma è tipico – durante una seduta spiritica, dopo una lunga attesa, all’improvviso, con energia selvaggia, si rivela lo spirito, e ai presenti par di oltrepassare il confine della comune esistenza, a contatto col regno delle ombre. Si, Armstrong e Aldrin ci avevano portati in una sorta di aldilà che vedevamo coi nostri occhi e in cui tuttavia la nostra mente si smarriva…” (da Il Corriere della Sera, 22 luglio 1969 ripubblicato il 26 agosto 2012 in occasione della morte dell’astronauta Neil Armstrong, il primo uomo a mettere piede sulla Luna).

Caro Tito Stagno, l’emozionante scrittura di Buzzati riletta oggi mostra tutto il valore di quella impresa e di quella diretta televisiva ma sono rimasto colpito dal fatto che già allora, a parlare di un evento così importante, ci fossero anche “certe trasmissioni di contorno per cui queste ore solenni minacciavano di trasformarsi in una stentata sagra, in una “Canzonissima” di serie C”, al punto che il telespettatore Dino Buzzati non ha potuto fare a meno di scriverlo nel suo racconto di un evento storico vissuto davanti alla tv. Non sono in grado di indagare per sapere a quali trasmissioni si riferisse Buzzati ma da telespettatore “moderno” registro questa annotazione che, in minima parte, riscatta la tv odierna così ricca di “certe trasmissioni di contorno” che rendono i grandi eventi televisivi dei baracconi paragonabili ad un Grande Fratello di serie C.

2 risposte a "Neil Armstrong, il telespettatore Dino Buzzati e certe trasmissioni di contorno"

  1. Avatar di a margueritex 27 agosto 2012 / 14:44

    Grandissimo Buzzati! in quell’articolo c’è tutto: la magia della vita, il sogno della realtà quotidiana, la sensibilità del cuore umano capace di stupirsi. C’è soprattutto la grandezza di un uomo e di uno scrittore. Buzzati avrebbe visto l’atterraggio anche senza bisogno della TV.

    • Avatar di akio akio 27 agosto 2012 / 19:04

      grazie maggie per questo tuo splendido commento

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